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Bandiera Bianca

I cambiamenti climatici visti dalla prospettiva di un cigno

Antonio Gurrado

Se la natura si accanisce contro di noi, se l’uomo ci punisce così crudelmente, è perché in qualche modo ce lo meritiamo, vuol dire che evidentemente è colpa nostra: forse siamo animali che inquinano troppo

Buonasera, sono un cigno. L’altro giorno, nel Dorset, qualcuno mi ha decapitato. Sono in buona compagnia: negli scorsi mesi altri otto cigni hanno fatto la mia stessa fine fra l’Avon, il Somerset, il Devon, la Cornovaglia, il Merseyside e, come si addice a una vera metropoli, ben tre volte a Londra. Quest’epidemia di morti ornitologiche violente si manifesta anche sotto altre forme: in Cumbria, un tizio ha preso un cigno per il collo e l’ha lanciato addosso a un passante. In Essex, un germano reale è stato ucciso con una pistola ad aria compressa. Nel Merseyside, di nuovo, qualche piromane impazzito ha piazzato raffiche di fuochi d’artificio in uno stagno con le anatre.

È evidente che quest’ondata di crimini contro i volatili non può essere casuale. Alcuni miei colleghi, fra cui una folaga molto erudita, persistono nel negazionismo, sostenendo che la natura appaia malvagia in quanto agisce in modo casuale: l’uomo, infatti, è un animale come noialtri, quindi la sua furia senza ragione dimostra che l’esistenza è un gioco a somma zero, in cui si combatte tutti contro tutti, ognuno per sé e si salvi chi può.

Alle folaghe piacciono le frasi fatte. Io invece mi sono documentato su numerosi studi e ho trovato conforto alla mia ipotesi: se la natura si accanisce contro di noi, se l’uomo ci punisce così crudelmente, è perché in qualche modo ce lo meritiamo, vuol dire che evidentemente è colpa nostra; chissà, forse inquiniamo troppo, forse abbiamo raggiunto la soglia di sovrappopolazione. Se noi cigni non ci fossimo più, l’uomo non ci decapiterebbe e la natura potrebbe serenamente riprendere il suo corso.

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