Bandiera bianca

Ne usciremo migliori? Macché. Ne siamo usciti identici a quindici anni fa

Antonio Gurrado

La pandemia, la fine delle ideologie, la guerra, sembrano aver cambiato, inevitabilmente, la società. Ma è davvero così? Forse no

Questo fine settimana sono andato in un teatro di provincia e improvvisamente mi sono ritrovato catapultato nel 2006, massimo 2007. Premesso che per nulla al mondo mi sarei perso la reunion fra Tullio Solenghi e Massimo Lopez – e che per gratitudine nei confronti delle risate che mi hanno fatto fare col Trio mi sarei buttato in una fornace, altro che in un teatro di provincia – devo ammettere che di là dal loro genio comico i contenuti erano, come dire, vintage. Berlusconi e Prodi. Pupo. Patti Pravo. Pippo Baudo. Tutt’al più Ratzinger, come elemento di attualità. A un certo punto tramite imitazione è stato riesumato addirittura Di Pietro; me l’ero dimenticato, Di Pietro.

  

Ma nel teatro di provincia questi contenuti impolverati, questi riferimenti un po’ invecchiati, sono stati accolti a gran risate: non quelle sommesse che non riuscivo a trattenere, proprio quelle di pancia che sgorgano perché spiazzati da una trovata inattesa. In un teatro pieno fino all’ultimo ordine di posti, mi sono ritrovato circondato da un pubblico colto di sorpresa da Berlusconi e Prodi, da Pippo Baudo, da Di Pietro.

   

Loro erano tanti, io uno solo, e ho calcolato quanti teatri di provincia si possono riempire e quante province ci sono in Italia. Allora ho pensato a tutto ciò che ci siamo detti riguardo ai grandi cambiamenti del mondo recente: la pandemia, la fine delle ideologie, la guerra. Ne usciremo migliori, sicuramente diversi, nulla sarà più come prima. Macché. Ne siamo usciti identici a quindici anni fa.

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