BANDIERA BIANCA

Se un rapper e un vescovo si assomigliano più di quanto vogliamo ammettere

Antonio Gurrado

Fa leva sulle anime semplici, ha trasformato la sua identità in un brand, si esprime su tutto ciò che ritiene moralmente giusto o sbagliato. Ma siamo di fronte a San Pietro o al Bosco Verticale?

Il nostro è uno Stato laico, su questo non ci piove.

Bisogna tuttavia porsi il problema di un’autorità spirituale che fa aggio su caterve di seguaci; che ha un’immensa capacità di far presa sulle anime più semplici, inducendole a riflettere e talvolta a sovraeccitarsi; che dispone di un’attenzione mediatica spropositata; che non si fa scrupolo di indossare paramenti talora complicatissimi e dotati di simbologie che potrebbero sfuggire ai non adepti; che ha saputo superare indenne polemiche per azioni poco commendevoli agli occhi dell’opinione pubblica; che ha insistito molto su un radicale superamento di lessici e termini che ha voluto consegnare al proprio passato; che si esprime per argomentazioni talora facilmente riducibili a slogan atti a venire bovinamente ribaditi dalle masse; che è celebre per ciò che è più che per ciò che fa; che ha finito per trasformare la propria identità in un vero e proprio marchio; che magari non navigherà nell’oro come sussurrano i maligni ma di sicuro non vive nell’indigenza come potrebbero auspicare gli ingenui; che presenta un modello archetipo di paternità benevola benché muscolare, affiancata a un ideale di maternità idealizzata; che su qualsiasi argomento sembra avere da dire ci che ritiene giusto e ciò che reputa moralmente sbagliato.

Insomma, prima o poi bisogna porsi la questione del libero Fedez in libero Stato.

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