BANDIERA BIANCA

L'incredibile storia del sub inghiottito dalla balena (e poi sputato)

Antonio Gurrado

Dimenticare Collodi, Melville e l'Antico Testamento, rispolverare invece Leopardi. Se c'è stato un dialogo tra il sub di Cape Cod e la balenottera, dev'essere stato sull'esistenza dell'uomo e l'indifferenza della natura

Né Giona né Pinocchio né il capitano Achab sono precedenti adeguati per l’incredibile storia del sub inghiottito dalla balena e poi sputato, non s’è capito se con un colpo di tosse o un ruttino.

Giona soggiornò tre giorni nel ventre di un grosso pesce non specificato, forse creato dal Signore apposta per inghiottirlo; quello di Pinocchio era, scrive Collodi, “un terribile pesce-cane”; il sub del Massachusetts balzato agli onori delle cronache dispone tuttora di ambedue le gambe e non dava la caccia a balene bianche ma pescava aragoste sui fondali di Cape Cod. Credo invece che l’unico riferimento letterario sensato sia Leopardi, il “Dialogo della Natura e di un Islandese”, dove all’improvviso l’uomo si trova di fronte a una forma smisurata che gli rivela: “Io sono quella che tu fuggi”; poi stanno lì a parlare fino a che (non è chiaro) arrivano due leoni che se lo sbranano o si alza un forte vento che lo sotterra.

 

E c’è da figurarsi che, nei quaranta secondi fra le fauci del cetaceo, si sia svolto un dialogo fra la balena e l’americano al cui termine l’uomo dev’essere uscito persuaso che – sgranocchiato o sputato via – la sua presenza e la sua esistenza fossero completamente indifferenti all’ordine generale della natura, nonostante tutte le arie che ci diamo coi nostri appelli per salvare il pianeta e le nostre penitenze per l’impatto ambientale autodichiarato. Se non che il sub di Cape Cod era soltanto uno; ora ci vorrebbero altri sette miliardi di balene per sette miliardi di persone.

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