(Ansa)

bandiera bianca

Celebrare o non celebrare Napoleone

Antonio Gurrado

Il bicentenario della morte dell’imperatore self-made ricorre tra poco più di un mese, ma tra accuse di razzismo e misoginia infuria il dibattito sull'opportunità di omaggiare la sua figura 

Dopo Churchill, Napoleone. Sì che manca ancora un po’ al 5 maggio, ma in Francia già infuria il dibattito sull’opportunità di celebrare il bicentenario della morte dell’imperatore self-made. Macron assicura di sì. I critici contestano l’ipotesi col consueto armamentario: era razzista, era misogino, era imperialista (ebbe’), era guerrafondaio. I bonapartisti del giorno d’oggi adducono invece il precedente della solenne celebrazione tenuta in Francia per il bicentenario della nascita, nel 1969. I contrari fanno allora notare che il 2021 non può essere paragonato al 1969 poiché, in mezzo secolo, la mentalità della Francia è cambiata e si è evoluta. Bene, lo stesso numero di anni intercorre ovviamente dal 1769 al 1821, e anche in quel mezzo secolo la Francia era cambiata parecchio: era diventata una nazione moderna, con una rete amministrativa funzionale, una solida Banca di Francia, una legislazione finalmente riordinata, un fisco equo, l’École Normale Supérieure e il sistema metrico decimale. Dal 1769 al 1821 la mentalità della Francia si era evoluta tanto quanto dal 1969 al 2021, grazie a Napoleone. Non è un motivo sufficiente per celebrarlo?