La premiazione di Martina Sambucini, Miss Italia 2020 (foto Ansa)

BANDIERA BIANCA

La parabola di Miss Italia, dalla prima serata allo streaming

Antonio Gurrado

Per la prima volta la finale non è andata in tv ma è stata trasmessa in rete, come un vertice del Movimento 5 Stelle. Ha vinto Martina Sambucini ma ce ne dimenticheremo presto

Non ve ne siete accorti ma ieri c’è stata la finale di Miss Italia. Ha vinto Martina Sambucini della quale, fra un anno, vi ricorderete tanto quanto oggi vi ricordate di Carolina Stramare. La finale non è stata trasmessa in tv, per la prima volta nella storia, ma è andata in onda in streaming come un vertice del Movimento 5 Stelle; non c’è stato televoto e il carrozzone da quattro serate di una decina d’anni fa s’è progressivamente ridotto a tre, due, una. È facile prevedere il prosieguo del countdown. Le ragioni della decadenza di Miss Italia sono molteplici: la prima, e credo meno eclatante, è lo iato sempre maggiore fra città e provincia. Per quanto due delle ultime tre edizioni si siano tenute a Milano e a Roma, l’anagrafe delle concorrenti di quest’anno è tutta un fiorire di Cossato e Vuguzzolo, Villa Cortese e Ronchis, Baone e Recale, Sannicandro Garganico e Melito di Porto Salvo. Perfino la vincitrice, che tecnicamente deteneva il titolo di Miss Roma, vive a Frascati. Si muove dunque attorno al concorso tutta un’Italia neorealista il cui sogno di riscatto passa attraverso un’istituzione demodé.

 

In secondo luogo, Miss Italia decade a causa della disintermediazione. Ho provato a iscrivermi all’edizione 2021 ma il modulo mi ha richiesto un profilo Instagram. Se però una bella ragazza sa usare un profilo Instagram, cosa se ne fa di Miss Italia? Se può avere centomila follower tutti per sé, cosa se ne fa di ottocentomila spettatori da condividere con decine di concorrenti? Infine, com’è noto, il concorso era rimasto azzoppato da un’intemerata di Laura Boldrini qualche anno fa e, temo, è stato definitivamente uccellato dall’onda lunga del #metoo, da una temperie moralista che ha travolto anche questo passatempo in fin dei conti innocuo fra adulti consenzienti. Agli italiani non è parso vero di veder diventare opaco ciò di cui fino a un attimo prima amavano i lustrini; di insinuare sospetto e recriminazione dove prima trovavano leggerezza è gioia. È il carattere nazionale. Soprattutto, gli italiani – scopertisi tutt’a un tratto moderni e all’avanguardia del politicamente corretto – non hanno perso l’occasione di prendere le distanze da uno show che da sempre appassiona una nazione che trovano incivile e arretrata: l’Italia.

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