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Bandiera Bianca

L'antidoto definitivo ai libri scritti male

Antonio Gurrado

Ogni volta che sfoglio un nuovo saggio o un romanzo con le fascette elogiative scappo in una libreria dell'usato, in preda al rimpianto di non essere nato una trentina d’anni prima

In Italia si scrive male ma credo di aver trovato un antidoto. In Italia si scrive male, come potrete controllare anche voi tramite un sofisticato esperimento: andate in libreria e aprite un libro a caso dal banchetto novità. Se è un originale italiano, vi sembrerà tradotto rusticamente; se è una traduzione, avrà conservato l’impianto sintattico della lingua straniera; se è un saggio, o vi farà addormentare o ricalcherà il lessico dei talk show (o magari entrambi i casi); se è un romanzo, sarà un palinsesto di interventi di infiniti editor e redattori volti a migliorare o a peggiorare il manoscritto a seconda, in modo tale da renderlo fruibile al pubblico; se ha una fascetta o un risvolto di copertina che lo elogia quale capolavoro, scappate. Scappo anch’io, dopo esperimenti di tal fatta, e mi rifugio in una grande libreria dell’usato che trabocca di modernariato e ha un intero scaffale dedicato alle prime edizioni italiane. I commessi sono pazienti, o forse sono abituati, o forse hanno visto di tutto, quindi mi consentono di restare delle mezz’ore lì davanti alle coste di Bianciardi, di Piovene, di Malerba, di Comisso, di Manganelli, di Pratolini, di Guareschi, di Campanile, di Sanguineti, di Arbasino, di Pomilio, di Bufalino, di Macchia, di Sciascia, di D’Arrigo, di Meneghello, di Berto. Non compro queste reliquie e nemmeno le sfoglio; mi limito a osservare la presenza tridimensionale della prima versione di libri che ho letto troppo tardi e a illudermi che siano appena usciti, in preda al rimpianto di non essere nato una trentina d’anni prima. Per non far pubblicità non vi dico qual è la libreria ma, se un giorno entrando vedrete uno impalato a piangere davanti a uno scaffale, saprete di aver trovato sia me sia l’antidoto.

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