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Mascherine o succedanei. A proposito del nuovo decreto della Regione Lombardia

Antonio Gurrado

Le ultime scelte di Fontana sulle precauzioni da adottare quando si esce di casa

Avrei tante di quelle cose da dire, sulla nuova ordinanza in cui la Regione Lombardia – dopo sei pagine di preamboli, di visto questo e visto quest’altro, di vista la legge e visto il decreto, di considerato l’evolversi, di preso atto che ai sensi, di ritenuto pertanto, di preso atto e di dato atto – partorisce l’idea che, ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, vanno adottate tutte le misure precauzionali consentite e adeguate, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, che sia sciarpa o pashmina o foulard o sembiante stilizzato di Dalì direttamente da “La casa di carta”. Talmente tante di quelle cose da dire.

 

Tuttavia – dopo averci pensato bene, vista la perplessità di Sala e Borrelli e visto il tardivo decidersi della Regione al riguardo; considerato l’evolversi della sparizione delle mascherine e del relativo sciacallaggio; preso atto che ai sensi dei dati di fatto le mascherine differiscono molto fra loro e soprattutto non hanno niente a che vedere con foulard e pashmine; ritenuto un colpo di fortuna che non sia stato disposto l’obbligo di recarsi fuori dall’abitazione indossando un cappello da mago o la divisa da majorette; preso atto che il governatore della Regione nutre una predilezione smaniosa per le mascherine suddette e dato atto che in effetti la prudenza non è mai troppa – ho deciso che, se e quando uscirò, lo farò indossando un bavaglio, che è comunque un indumento consentito e adeguato alla copertura delle vie respiratorie, col vantaggio aggiuntivo che non mi fa dire nulla, che è meglio.

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