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La "guerra" irrazionale di un 96enne di Verona contro gli immigrati

Antonio Gurrado

La cronaca ci riporta una storia fatta di violenza e di una folle lotta per la sopravvivenza

Dalle cronache di provincia una parabola sull’immigrazione. Un signore (del veronese, ma non importa) non apprezza che nel suo condominio si sia piazzata una famiglia di rumeni e decide di mandarli via. Li affronta a muso duro dicendo che quella è casa sua e che devono tornarsene al loro paese, che non comandano loro e che lui è un guerriero, un combattente, eccetera. Poiché i proclami non sortiscono effetto, passa alle minacce. I rumeni però restano lì. Allora è il turno dei fatti: pur di far sloggiare i vicini, li molesta clacsonando sotto casa, distrugge la siepe di recinzione, bastona il loro cane. Macché. Gli stranieri sono ancora lì e al guerriero, al combattente italiano resta in mano solo un rinvio a giudizio per stalking, che colpisce il lettore curioso perché il signore veronese in questione ha novantasei anni.

 

Viene allora da pensare che, dietro il suo accanimento, più che un preteso diritto si celi l’irrazionale sensazione di stare per essere scalzato, di venire sopravvissuto, seguita dall’esigenza istintiva di convogliare tutte le residue energie in questo sforzo inutile e folle, che lui crede segno di purezza mentre è soltanto sintomo di senescenza. 

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