Il Monopoli femminista non piace alle femministe

Antonio Gurrado

Hasbro lancia una versione al femminile per sensibilizzare sul gender gap. Ma le regole del gioco sono giudicate sessiste 

Il principio fondamentale del politicamente corretto è dire che tutto è politicamente scorretto. Prendete l’ultimo caso, Ms Monopoly, la versione al femminile del Monopoli che la Hasbro lancerà sul mercato a ottobre. Anziché accumulare immobili come nella versione originale, quella con l’omino baffuto, in Ms Monopoly si finanziano invenzioni di donne geniali; inoltre alle giocatrici viene dato il vantaggio di partire con più banconote rispetto ai giocatori e di ricevere qualche dollaro in più di loro a ogni giro. La Hasbro ha dichiarato che è un modo per sensibilizzare il pubblico sul gender gap nonché per divulgare la notizia che molti strumenti di uso comune, dal giubbotto antiproiettile al guinzaglio avvolgibile, sono stati inventati da donne. Se non che, spulciando le reazioni, si scopre che questa mossa femminista è costata alla Hasbro un filotto di accuse di discriminazione.

 

 

Qualcuno polemizza perché avvantaggiare le giocatrici dando loro più soldi è paternalistico e sottintende che non siano in grado di vincere da sole. Qualcuno perché, fra le invenzioni selezionate, ci sono biscotti al cioccolato e corpetti, oggetti sessualmente connotati che implicano che le donne pensino solo a cucina e abbigliamento. Qualcuno perché la signora che rimpiazza l’omino baffuto sulla confezione indossa un tailleur, imitazione dell’abito maschile. Qualcuno perché la femminilizzazione del gioco non ha portato al superamento del suo intento capitalistico (qualsiasi cosa significhi). Qualcuno, più graffiante, perché il Monopoli fu originariamente inventato da una donna cui furono pagati pochissimi diritti per ascrivere l’invenzione a un uomo; e così via. Come volevasi dimostrare, non c’è nulla di più politicamente scorretto che fare qualcosa di politicamente corretto.   

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