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Perché è giusto fare domande di cultura generale al test d'ingresso di medicina

Antonio Gurrado

È un modo come un altro per verificare se nei precedenti anni della sua vita sia stato abbastanza sveglio da accorgersi di essere al mondo

Peccato che la mia competenza scientifica non vada oltre la formula del monossido di diidrogeno e confuse nozioni su come si facciano i bambini. Dalle domande del test d’ingresso, infatti, ho scoperto che sarei stato un ottimo medico: so infatti che la Turchia non fa parte dell’Unione Europea e che Filippo Tommaso Marinetti era un futurista. Oltre che con la cultura generale, me la cavo benone anche coi quesiti di logica (basta ragionare) e riesco a calcolare agevolmente l’area del trapezio, come richiesto dalle temute domande non strettamente scientifiche che hanno scatenato tanti patemi e ancor più polemiche. Eppure, per quanto la mia passione per la medicina si riduca a una sommaria gratitudine per gli analgesici, non trovo strampalato chiedere a un futuro medico se sa chi è Alan Turing o cos’è il metodo Montessori: è un modo come un altro per verificare se nei precedenti anni della sua vita sia stato abbastanza sveglio da accorgersi di essere al mondo, prerequisito non trascurabile se si ambisce a salvare vite umane. Se invece preferite farvi curare da un medico convinto che Leonardo da Vinci sia vissuto durante la Rivoluzione Francese e che il Louvre non si trovi a Parigi, be’, poi non lamentatevi. Sempre ammesso che sopravviviate.