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Il suicidio di un maestro elementare in Francia svela il fallimento della scuola

Antonio Gurrado

La morte di Jean Willot, l'insegnante elementare francese che aveva solo chiesto a un alunno di non stare seduto sulle scale

Non sarà Jan Palach ma speriamo che il suicidio di Jean Willot serva a qualcosa: era il maestro elementare francese che, due settimane fa, aveva chiesto a un alunno di sei anni di non star seduto sulle scale perché intralciava ed era pericoloso per sé e per gli altri. Il bambino non solo non si è mosso ma ha risposto male al maestro e per giunta ha infastidito i compagni; dopo essere stato spostato di peso, si è lamentato coi genitori che hanno denunciato il maestro per violenze aggravate su minore. Convocato in direzione, insultato da altri genitori che gli telefonavano apposta, Jean Willot si è impiccato all’imbocco di un procedimento di cui probabilmente intuiva l’esito, stante che la linea del ministero è “pas de vagues”: invitare gli insegnanti a darla sempre vinta agli alunni per evitare un’ondata di tensioni con le famiglie.

 

Non sarà Jan Palach ma speriamo che il suicidio di Jean Willot serva almeno a convincerci di tre dati di fatto che siamo tanto cocciuti e ipocriti da voler ignorare: i bambini non sono naturalmente innocenti ma egoisti, aggressivi, disposti a ogni stratagemma pur di sopperire alla minorità fisica che li costringe a obbedire ad adulti che detestano; gli uomini non sono naturalmente buoni ma si approfittano perfino dei capricci di un moccioso pur di scatenarsi con insulti, minacce e insensatezze; la missione sociale della scuola, fino a che non avrà preso nota di quanto sopra, è destinata a fallire sempre.

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