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I dati sulle truffe online danno ragione ai luoghi comuni sessisti

Antonio Gurrado

Nel contesto in cui possiamo essere più liberi e soli, il web, contraddiciamo le nostre ambizioni pubbliche: gli uomini si dimostrano ingenui lascivi, le donne ingenue romantiche

La parte per il tutto, ovvero la sineddoche, è correntemente il criterio individuato per stabilire se un contenuto si macchi o meno di sessismo. Ad esempio, è sessista ridurre l'identità femminile alla foto di un deretano (tipo sulle pubblicità dell'intimo) o al ruolo in cucina o al sentimentalismo da fotoromanzo rosa. Altresì sessista è ridurre l'identità maschile al turgore fra le cosce (tipo durante gli addii al nubilato) o alla passione per i motori o allo sbavare di fronte al minimo stimolo erotico. Tutta l'evoluzione infatti dell'identità di genere può essere sintetizzata dal progressivo affrancarsi degli individui da cotali stereotipi collettivi. Bon. Poi uno legge le statistiche sulle truffe online e scopre quanto segue: gli uomini vengono sempre turlupinati da pseudo-zozzone che strappano foto compromettenti e poi le usano per ricattarli; le donne vengono sempre raggirate da pseudo-principi azzurri che promettono l'amore eterno e ne prosciugano il conto in banca. Significa che nel contesto in cui possiamo essere più liberi e soli, il web, contraddiciamo le nostre sofisticate ambizioni pubbliche cadendo nel turpe piacere di trattare noi stessi secondo il luogo comune: gli uomini ingenui lascivi, le donne ingenue romantiche. E ci consola, mentre nessuno ci guarda, tralasciare la complessità del nostro tutto e trattarci come fossimo una parte.

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