In nome della legge, ti dichiaro morto

Antonio Gurrado

La storia di un cadavere, proveniente dalla Turchia e bloccato all'aeroporto di Bucarest in Romania, che pretendeva di essere ancora vivo

Un cadavere è stato fermato alla dogana dell'aeroporto Otopeni di Bucarest mentre tentava di passare i controlli dopo essere arrivato in volo dalla Turchia. Poiché il morto, posto di fronte a quest'impedimento che gli precludeva il rientro in patria, protestava con una certa veemenza di essere ancora vivo, il doganiere ha voltato verso di lui il monitor del computer e gli ha mostrato la riga che ne certificava il decesso in modo inoppugnabile. Era accaduto che il signor Constantin Reliu fosse emigrato in Turchia nel 1992 e non avesse più dato notizie a sua moglie dal 1999; costei, attorno al 2016, aveva ritenuto di avere aspettato abbastanza e aveva richiesto al tribunale di dichiarare morto il marito scomparso. Fin qui, tutto normale. Basta rileggere la "Avvertenza sugli scrupoli della fantasia" che Pirandello giustappose a "Il fu Mattia Pascal" per trovarvi la storia, vera, di un signor Ambrogio Casati che nel 1917 non poté ottenere un documento dall'ufficio anagrafe di piazza Missori in quanto risultava domiciliato al cimitero di Musocco, campo comune 44, fossa 550. Le pratiche per la risurrezione burocratica richiesero qualche tempo che il signor Casati trascorse recandosi di tanto in tanto a far visita alla propria tomba, sotto la quale giaceva un poveraccio ripescato in un canale e scambiato per lui. E il signor Reliu? Nel suo caso non c'è nessun corpo a parte il suo e, paradossalmente, ciò gli complica oltremodo il tentativo di dimostrare di essere ancora in vita. La sua richiesta di revoca del certificato è infatti stata respinta perché presentata troppo in ritardo rispetto all'emanazione della sentenza: secondo la logica stringente della giustizia rumena, un morto può risultare ancora vivo entro due anni dall'emissione del certificato ma, se ricorre in appello più tardi, dev'essere morto per forza. Ciò nondimeno, al signor Reliu è andata bene perché è rumeno. Secondo la logica stringente della giustizia italiana, il finto morto sarebbe stato come minimo indagato per occultamento di cadavere: il proprio.

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