Robin Williams in Mrs Doubtfire

L'ultima frontiera del femminismo: trasformare gli uomini in donne

Antonio Gurrado

Domani inizia a Milano la nuova edizione de “Il tempo delle donne”. Ed è interamente dedicata agli uomini

Buonasera. Sono di nuovo l’alieno che l’anno scorso era sbarcato a Milano appositamente per seguire la convention “Il tempo delle donne”, con lo scopo di capire cosa mai fossero queste curiose creature; poi però ero rientrato sul mio pianeta con le idee piuttosto confuse. Quest’anno sono tornato per la nuova edizione de “Il tempo delle donne” che, da domani a domenica, con mia somma sorpresa è interamente dedicata agli uomini. Scorrendo il programma dell’evento organizzato dal Corriere della Sera, ho letto titoli come “Più fragili più liberi”, “Insicuri e contenti”, “Cosa resta del padre?”, “L’arte di essere fragili”, “Uomini: il diritto ai sentimenti”, “Uomini che amano le mamme”, “La virilità degli uomini gay”, “Io non sono un uomo”, “Gli uomini: sempre più narcisi ma ancora incapaci di affrontare la malattia”, “Liberiamoci dai supereroi”, “Rifarsi uomo”, “Le età della bellezza maschile”, “Lui in cucina e lei al bar”. Il tema della convention è infatti “Uomini – I segni del cambiamento” e, nello stesso Corriere, mi sono caduti tre occhi (ne ho cinque) sulla dichiarazione di guerra dell’autrice di “Dovremmo essere tutti femministi”, Chimamanda Ngozi Adichie: “Credo che l’obiettivo più importante del femminismo oggi sia ripensare la mascolinità”. Tornare sulla Terra è stato utile perché l’anno scorso non ci avevo capito nulla mentre quest’anno ho capito tutto: le donne sono quelle creature talmente convinte di essere discriminate dagli uomini, e talmente convinte di essere superiori agli uomini, da voler garantire l’eguaglianza dei sessi per mezzo della trasformazione obbligatoria degli uomini in donne.

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