Bill Clinton (foto LaPresse)

Quelli che vogliono un first gentleman alla Casa Bianca

Antonio Gurrado
Lauren Groff, trentott'anni, la scrittrice preferita da Obama, voterà Hillary perché le ricorda “tutte le donne della mia vita”; persone “competenti e in gamba, calme e capaci, che però non ricevono il riconoscimento che meritano”.

Lauren Groff, trentott'anni, la scrittrice preferita da Obama, voterà Hillary perché le ricorda “tutte le donne della mia vita”; persone “competenti e in gamba, calme e capaci, che però non ricevono il riconoscimento che meritano”. Trump invece le ricorda “i miei parenti”: e già qui il dubbio s'insinua nel lettore, perché vuol dire o che Lauren Groff ha solo parenti maschi oppure che le donne di famiglia, pur essendo competenti, in gamba, calme e capaci come Hillary e come tutte le donne della vita di Lauren Groff, ciò nondimeno per qualche ragione le ricordano Trump.

 

Complica ulteriormente le cose il fatto che Lauren Groff assicuri di “non conoscere donna che non sia stata molestata, palpeggiata o apostrofata con commenti sessuali”. Se ne deduce che Hillary, in quanto “rappresentante di tutte le donne che non hanno l'opportunità di opporsi ai bulli che da sempre cercano di schiacciarle”, come ogni donna sia stata molestata, palpeggiata e apostrofata da degni epigoni di Trump, che magari erano parenti di Lauren Groff o quanto meno glieli ricordavano. Questo a rigor di logica; ma, trattandosi di dichiarazioni rese in un'intervista telefonica al Corriere, è probabile che dalla Florida la linea fosse disturbata. Spicca tuttavia un concetto inequivocabile. “Per me”, conclude Lauren Groff, “è fondamentale che i miei due figli maschi vedano un first gentleman alla Casa Bianca e non diventino dei Donald Trump”. Chiarissimo: Lauren Groff non vuole che, nel trattare le donne, i figli prendano esempio da Donald Trump. Vuole che prendano esempio da Bill Clinton.

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