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Halloween e lo sconfortante illuminismo delle zucche vuote

Antonio Gurrado
È inutile sforzarmi di argomentare che per il Cattolicesimo il peccato è sempre nella mente, nell'intenzione, nella piena avvertenza e deliberato consenso; è inutile sudare per controbattere che nel Cattolicesimo il corpo, caso mai, è il luogo dell'Incarnazione e della Risurrezione.

All'ennesimo libro in cui leggo che “nelle religioni monoteiste il corpo è sempre il luogo del peccato” – lo ritrovo in una raccolta di saggi femministi di Luciana Percovich appena pubblicata da Castelvecchi, ma è un pregiudizio talmente radicato che avrebbe potuto annidarsi ovunque – mi assale definitivo lo sconforto.

 

È inutile sforzarmi di argomentare che per il Cattolicesimo il peccato è sempre nella mente, nell'intenzione, nella piena avvertenza e deliberato consenso; è inutile sudare per controbattere che nel Cattolicesimo il corpo, caso mai, è il luogo dell'Incarnazione e della Risurrezione. È inutile far notare che, proprio per questa centralità del corpo come tempio della nostra salvezza, noi cattolici serbiamo memoria ed esempio dei santi e dei morti: non mi ascolterebbe nessuno, oggi che tutti si danno gran da fare a scavare cucurbitacee e a infilarci candele per rendersi testimoni dell'illuminismo delle zucche vuote.

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