Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Sulla solfa complottista del "coloro che governano le nostre vite"

Antonio Gurrado
Ma loro chi? Quando un politico (poniamo Di Battista) in un agone pubblico (poniamo alla Camera) ingrana la stantia solfa complottista su “costoro, coloro che governano le nostre vite”, noi elettori abbiamo il dovere di trascinarlo dinanzi al tribunale della ragione e domandargli a chi si riferisca.

Ma loro chi? Quando un politico (poniamo Di Battista) in un agone pubblico (poniamo alla Camera) ingrana la stantia solfa complottista su “costoro, coloro che governano le nostre vite”, noi elettori abbiamo il dovere di trascinarlo dinanzi al tribunale della ragione e domandargli a chi si riferisca di preciso. Poi, già che ci siamo, trasferiamolo al tribunale della filologia e domandiamogli se per caso le parole del suo discorso non citino un bel passo dell'ultimo libro di Stefano Benni, autore che sicuramente non gli è ignoto essendo apparso, in una celebre fotografia, di fianco a Beppe Grillo insaccato in un piumino che ne occultava il volto.

 

Scrive Benni (“La bottiglia magica”, Rizzoli Lizard): “Neanche noi sappiamo chi comanda. Potrei dirti che comandano idee che nascono e svaniscono, pensieri che mutano e si trasformano nel loro opposto... Oppure uno Stato, una setta segreta, una fabbrica di bibite, i cento uomini più ricchi del mondo, un computer gigante, un tasto lanciamissili... ma non è così. Anche noi spesso siamo travolti e cancellati da qualcosa che non conosciamo, il mondo precipita e si torce senza sapere cosa lo spinge, chi lo tortura. Abbiamo nascosto così bene il potere che ora nessuno sa dov'è”. Queste poche righe di Benni bastano a dimostrare un gran privilegio dei letterati: poter scrivere prosa felice senza far capire al lettore se dicano sul serio o se lo stiano prendendo in giro. Ai politici non tocca la stessa fortuna, la stessa finezza. Se quando parla di “loro” Di Battista dice sul serio, automaticamente ci sta prendendo in giro.