Azizi Johari

Gli indignati per la vignetta della Boschi e il dilemma di Chester Brown

Antonio Gurrado
Se anziché andare in edicola a comprare il Fatto andaste in libreria a prendere “Il Playboy” del fumettista Chester Brown (Coconino Press), vi accorgereste che le vignette in quarta di copertina ritraggono due storiche conigliette degli anni '70: Janet Lupo e Azizi Johari.

Se anziché andare in edicola a comprare il Fatto andaste in libreria a prendere “Il Playboy” del fumettista Chester Brown (Coconino Press), vi accorgereste che le vignette in quarta di copertina ritraggono due storiche conigliette degli anni '70: Janet Lupo e Azizi Johari. Notereste che la prima è bianca e la seconda è nera, ma probabilmente non ci fareste troppo caso. Chester Brown invece sì. Racconta infatti che, da adolescente, al senso di colpa per la masturbazione aggiungeva quello per il riscontrarsi razzista: di fronte a immagini di modelle nere, per quanto attraenti come Azizi, proprio non gli riusciva di eccitarsi; mentre ce la faceva sempre dinanzi a immagine di modelle bianche, incluse quelle meno avvenenti.

 

Con la splendida Azizi, niente: “Ricordo quanto sia stata estrema la mia reazione al colore della sua pelle, prima che avessi occasione di apprezzare i suoi lineamenti o altre caratteristiche fisiche. Provai un disgusto profondo, simile a quello che avrei potuto provare davanti a foto di Elephant Man nudo”. Per fortuna l'adolescenza passa ma i problemi teorici restano: il desiderio ha diritto a essere razzista? Se vi attraggono le donne bianche ma non quelle nere o gialle o blu, siete più colpevoli di quando vi piace la cioccolata e lo zenzero vi ripugna? Il principio di piacere può essere tacciato di razzismo? E a questo punto perché non considerarlo anche sessista? Se per indignarvi basta una vignetta brutta su una bella donna, il dilemma di Chester Brown vi manderà in tilt? E se anziché nera Azizi fosse stata cicciottella?

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