Moni Ovadia all'assemblea nazionale "Una Primavera per la Democrazia" (foto LaPresse)

“Tutti devono sapere la Costituzione a memoria”, ma lui non se la ricorda. Lo strano caso di Moni Ovadia

Luciano Capone

L’attore si batte per difendere "il testo sacro della democrazia" dalla riforma Boschi e accusa il premier di non essere stato “eletto dai cittadini”. Dimentica però che siamo in una Repubblica parlamentare.

“Questa è un’operazione per mettere definitivamente il paese nelle mani del potere economico-finanziario. Torneremo ad essere sudditi, dopo aver sputato sangue per diventare cittadini”. All’indomani della Festa della Liberazione, Moni Ovadia, in un’intervista al Fatto quotidiano, annuncia che sono alle porte la dittatura, gli invasori, i tempi bui e che a spalancarle sarà il governo Renzi con la “riforma Boschi”. Bisogna evitare che tutto questo accada, tenendo fermi due principi: “La Resistenza rappresenta il vero Risorgimento italiano. E la Costituzione è il testo sacro della democrazia”, dice l’attore.

 

La Carta costituzionale, la Bibbia della Repubblica, deve entrare nelle menti e nello spirito dei cittadini affinché possano respingere il referendum di ottobre e salvare così la democrazia: “A me non importa se uno non sa il latino – dice Moni Ovadia al Fatto –, ma senza sapere a memoria la Costituzione non si dovrebbe poter uscire dalla scuola dell’obbligo. È una patente di cittadinanza. Quanto al far capire l’importanza del referendum, siamo in ritardo. Ma spetta a tutti mobilitarsi e in fretta”. La riforma Boschi è una sventura perché, insieme all’Italicum, punta a smantellare la struttura della Repubblica trasformandola in un “cripto-presidenzialismo” e rendendo così i cittadini sudditi nelle mani delle plutocrazie. Tutto questo sta avvenendo, secondo Ovadia, in un momento di estrema fragilità delle istituzioni, in un periodo in cui la nostra democrazia “sta molto male” perché “Renzi è il terzo premier non eletto dai cittadini”. Alt.

 

Va bene tutto, vanno bene la dittatura, la Resistenza, il Risorgimento, i barbari alle porte, il potere economico-finanziario, la democrazia in pericolo e la Carta stuprata, ma se il cuore del tuo messaggio è la “sacralità” di una Costituzione che andrebbe imparata “a memoria”, dovresti avere una vaga idea di cosa ci sia scritto in questa Costituzione e sapere che nella storia della Repubblica mai nessun presidente del Consiglio è stato “eletto dai cittadini”, proprio perché quella italiana è una Repubblica parlamentare e non un “cripto-presidenzialismo”.

 

Moni Ovadia, che evidentemente non conosce a memoria né per sommi capi la Sacra Costituzione, farebbe bene a dare un’occhiatina agli articoli 92 e seguenti, quelli al Titolo III che parlano del potere esecutivo:

 

Art. 92 – Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Art. 93 – Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
Art. 94 – Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

 

Secondo la Costituzione, il presidente del Consiglio non viene “eletto dai cittadini”, ma viene nominato dal Presidente della Repubblica e riceve la fiducia dalle Camere. Ovadia, secondo le regole di Ovadia, non potrebbe neppure votare contro la riforma Boschi a causa delle gravi lacune costituzionali. Ma ha tempo fino a ottobre per ritornare sui banchi della scuola dell’obbligo e imparare a memoria la Costituzione.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali