Lo “struggente” utero in affitto

Maurizio Crippa
Se ci sia un rapporto biunivoco tra gli atti d’amore e il voto di coscienza, si dovrebbe chiederlo a Beppe Grillo, o al suo manipolo di senatori nell’imminenza di esprimere il proprio voto segreto sul ddl Cirinnà. Noi a un tale questito, non sapremmo rispondere. Però una cosa dobbiamo notare.

Se ci sia un rapporto biunivoco tra gli atti d’amore e il voto di coscienza, si dovrebbe chiederlo a Beppe Grillo, o al suo manipolo di senatori nell’imminenza di esprimere il proprio voto segreto sul ddl Cirinnà. Noi a un tale questito, non sapremmo rispondere. Però una cosa dobbiamo notare. Nel dibattito sulle unioni civili e ancor più della stepchild adoption c’è un fattore che chiameremmo culturale se non fosse, invece, sub-culturale: nel senso tecnico delle subculture, quelle mediatiche, quelle indotte dal social-mondo. E’ il fattore del sentimento, del desiderio come unica legge votabile. Oltre i confini della logica.

 

Ne dà degna testimonianza Roberto Saviano sull’ultimo Espresso: “Ci sono diritti universalmente riconosciuti e altri che invece ci mettono più tempo a entrare nella consuetudine, a essere percepiti come normali e quindi come “naturali”. Che ci siano cose che “diventano” naturali, è già un bel tema per i filosofi. Ma soprattutto, scrive che “esistono paesi in cui la pratica della maternità surrogata non solo è legale, ma è anche riconosciuta per quello che è: un atto incredibile di altruismo e di amore”. Anche se è a pagamento? Sì, perché la donna che si sottopone a inseminazione artificiale “deve interrompere il proprio lavoro per il tempo della maternità”. Ma è un “rimborso spese”, perché “non ci sarebbe prezzo giusto per un dono tanto grande”. Al genio di Gomorra manco viene in mente che, da qualche parte, si possa annidare l’odioso tornaconto. No, qui “non si tratta di sfruttamento e di infelicità, ma di struggenti atti d’amore e di incredibile altruismo che tolgono il fiato e riempiono gli occhi di lacrime”. Con le lacrime agli occhi, sì.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"