La terra incognita dell'Europa

Giulio Meotti
“Dalla Germania all’Italia, più morti che nascite”. Parla il demografo Nicholas Eberstadt. “Prima le società si estinguevano per catastrofi, oggi per scelta. Non c’entra il welfare, ma cultura e secolarizzazione”.

Roma. I demografi hanno coniato un’espressione per spiegare quando un paese registra più morti che nascite: “Natural decrease”. Decrescita naturale. Un ossimoro che indica la grande rivoluzione demografica cui l’Europa si trova di fronte. E’ quello che emerge da uno studio pubblicato dalla Population and Development Review, rinomata rivista accademica di studi demografici, in cui gli autori, guidati da Kenneth Johnson della University of New Hampshire, spiegano che “non c’è paese in Europa che abbia una crescita naturale” e l’aumento di popolazione deriva soltanto dall’immigrazione. Analizzando i dati dal 2000 a oggi, gli studiosi scandiscono: “Le morti hanno superato le nascite nella maggior parte delle province di Germania, Svezia, Grecia, Portogallo e Italia”. Qualche settimana fa, il Foglio aveva raccontato anche il caso della Spagna e il misterioso collasso di una società che quarant’anni fa aveva la più alta fertilità d’Europa e che oggi è il peggiore paese al mondo per numero di bambini nati, assieme al gerontocratico Giappone.

 

Ne parliamo con Nicholas Eberstadt, lo studioso americano considerato uno dei massimi demografi del mondo. Eberstadt scrive, fra gli altri, per il Wall Street Journal e per Foreign Affairs, tiene lezioni all’American Enterprise Institute di Washington e ha firmato alcuni dei più importanti saggi sulla popolazione nel Vecchio continente, come “Europe’s Coming Demographic Challenge”. “Ci sono state molte altre volte in cui le popolazioni si sono estinte”, dice Eberstadt al Foglio. “Avveniva per le catastrofi naturali, per le malattie, per le epidemie, adesso invece avviene per scelta. E’ questo che non ha precedenti: una società con più morti che nati, con un progresso immenso ma che sceglie di non riprodursi. E questo avviene perché c’è una nuova priorità culturale: non avere figli”. Molti demografi spiegano la crisi demografica con la mancanza di aiuti alla famiglia, il welfare dunque: “E’ falso. Altrimenti come potremmo spiegare il seguente paradosso: oggi ci sono sempre più auto pro capite, sempre più vacanze pro capite, sempre più beni materiali pro capite, ma sempre meno figli pro capite. E’ una scelta non avere figli. E’ l’ideologia ‘child-free’. Non è un problema materiale o economico, ma culturale. L’Europa ha visto un aumento di adulti volontari ‘senza figli’. La percentuale di senza figli è uno su cinque per la Svezia e la Svizzera, e uno su quattro per l’Italia. A Berlino e nella città-stato tedesca di Amburgo, è quasi uno su tre, e aumenta rapidamente. In Europa occidentale, quasi una casa su tre è già un appartamento con una persona, mentre in Danimarca il numero supera il 45 per cento. L’ascesa della casa con una sola persona coincide con l’invecchiamento della popolazione”.

 

[**Video_box_2**]Possono società con un tasso demografico di 1,3, come l’Italia, tornare a crescere? “No, la fertilità bassa continua, diventa una condizione data, la società diventa sempre più vecchia e si contrae. Con un tasso di 1,3 diventi il 35 per cento più piccolo. Sono le società ‘grigie’. Viviamo quindi in un tempo senza precedenti. Assisteremo alla nascita di una Europa senza larghe fasce di popolazioni e che attrarrà sempre più immigrati. Non ci sarà estinzione, ma sostituzione della popolazione tramite l’arrivo di immigrati. Si parla di venti milioni di immigrati in età lavorativa che arriveranno in Europa occidentale”. Lei citava una causa culturale. Qual è la principale? “Il grande cambiamento è stata la secolarizzazione religiosa, ma anche l’ideologia delle nuove piccole famiglie”. C’è un precedente? “No. Viene subito in mente l’Impero romano nella sua fase di declino. Anche allora molti si consideravano ‘ricchi’ e non facevano più figli. Ma il paragone non tiene. L’Europa diventerà un continente sempre più piccolo e ricco, perché all’inizio non c’è immediata correlazione fra crisi demografica e crisi economica. Quello che sta accadendo ora semplicemente non è mai accaduto prima nella storia del mondo. Questa è terra incognita. Se questa tendenza si mantiene, in una generazione o due ci possono essere paesi in cui i soli parenti di sangue di molte persone saranno i loro genitori”.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.