D'Alema a Roma. E rottamiamo Gribbels

Redazione
In difficoltà sui sindaci, Renzi scelga almeno la politica. Quella forte

Per le amministrative 2016 sulla scacchiera di Matteo Renzi c’è per ora una sola pedina, non ancora schierata: Giuseppe Sala a Milano. Neppure Piero Fassino, con il suo appeal délabré, è sicuro della riconferma a Torino in un ballottaggio con la grillina Chiara Appendino. Figuriamoci a Napoli e soprattutto a Roma, dove il Pd non sa ancora che pesci prendere e non ha neppure calato la rete. Dopo l’esperienza Marino non servono i sondaggi a ipotizzare uno scontro tra un grillino – sempre che non vinca al primo turno, d’altronde Gribbels è il più grande vincitore di elezioni in potenza, come noto – e un candidato di centrodestra tra Giorgia Meloni e Alfio Marchini, con il Pd ai margini. Renzi, se deve perdere, almeno lo faccia con la forza di una candidatura dura e spiazzante, che sfidi l’impopolarità, e comunque sia poi il commissario vero, con pugno di ferro, di funzionari locali tramortiti non dalla fantomatica mafia ma dall’incapacità a vedersela con i 63 mila dipendenti della macchina pubblica più inefficiente d’Europa.

 

A Roma, e non solo al Pd, non serve gente col cuore in mano né con il riscatto ideologico in tasca, magari pronti al patto consociativo con le corporazioni comunali (il commissario Tronca si è trovato di fronte sei sindacati dei vigili urbani, mentre continua a bloccarsi la metropolitana); servono politici con il pelo sullo stomaco, più cinici dei cinici, che se ne freghino della “gggente”, richiamino un pezzo di storia vera comunista o riformatrice del paese. E non corrano in Vaticano. Uno alla Massimo D’Alema, secondo la “pazza idea” del Foglio. Oppure sempre meglio far venire la Troika.

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