Liste di proscrizione pol. corr.: arriva il registro online dei razzisti e omofobi

Simonetta Sciandivasci
RIRO è il registro italiano dei razzisti e degli omofobi. Ibrido liquido tra lista di proscrizione, legge del taglione e progetto di educazione a una gogna consapevole, il sito si propone di schedare tutti gli italiani che contravvengono al rispetto dei diritti (non si specifica quali) di minoranze etniche, omosessuali e animali, avvalendosi del prezioso contributo degli utenti.

Quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo hanno consegnato all'etere online il loro personalissimo White Album: RIRO, il registro italiano dei razzisti e degli omofobi. Ibrido liquido tra lista di proscrizione, legge del taglione e progetto di educazione a una gogna consapevole, il sito si propone di schedare tutti gli italiani che contravvengono al rispetto dei diritti (non si specifica quali) di minoranze etniche, omosessuali e animali, avvalendosi del prezioso contributo degli utenti.

 

Chiunque, infatti, può procedere a inserire i nomi e i dati biografici dei rei (indirizzi e contatti telefonici sono banditi: la privacy si concede anche al Ku Klux Klan), compilando un format nel quale è necessario allegare prove concrete dei misfatti x-ofobi, ovvero foto, log di chat audio/video, eventuali testimonianze. Vengono pubblicati, con tanto di breve bio e fotografia, solo i profili di cittadini italiani (non è specificato se per ius soli o per ius sanguinis) ancora in vita. Regola aurea: il razzista/omofobo/strangolatore d’iguane che voglia, una volta ritrovatosi in lista, venirne rimosso, deve obbligatoriamente sottoporsi al "test anti-razzista" che viene poi pubblicato sul sito, anche nel caso in cui sia stato brillantemente superato. A coordinare tutte queste operazioni/epurazioni, ci sono quei quattro amici, capitanati da tale Aida (nom de plume), il responsabile del sito che ha raccontato a gay.it, il gazzettino della "comunità gay", di essere stato assediato più da minacce di denuncia che da denunce.

 

"Non vogliamo fare del male a nessuno: vogliamo proteggerci, sapere con chi possiamo parlare e con chi no", ha detto. Tra le persone con cui non si può parlare ci sono gli omofobi, di cui Aida ha fornito una definizione esemplare: "Non basta essere contro il matrimonio gay o la legge anti-omofobia: questa è solo un'opinione". Per sconfinare nel reato, occorre che sul profilo Facebook o Twitter del denunciato compaiano status che si esprimano contro i gay: "Qualsiasi cosa contraria alla libertà omosessuale è omofoba", ha spiegato, senza chiarire quali e quanti caleidoscopici neo-diritti vadano a costituire quella libertà – speriamo che non pagare il mutuo ci rientri: allora sì che l'eterosessualità scomparirà dalla faccia della terra, finalmente. Sul sito si trova una illuminante dichiarazione di poetica: "Marchiare il prossimo era un modo per i nazisti di ridurre a oggetto lo schiavo ebreo o omosessuale. Per rendere schiavo un essere umano basta farlo diventare un numero. Il nostro scopo è ritorcere quest'arma contro le persone figlie di quel tipo di comportamenti". Nazisti è scritto con la lettera maiuscola, ma sarà una svista. "Non vogliamo metterli in pericolo", invece, è scritto tutto maiuscolo, nella parte in cui si precisa, senza pudore per la contraddizione, che l'intento non è intimidatorio, bensì difensivo: “Come fratelli uniti, avvisiamo altri fratelli".

 

[**Video_box_2**]La sezione più curiosa è “autosegnalazione”, aperta quando il sito era online da diverse ore, per dire a coloro che si stavano divertendo ad auto-denunciarsi, che Riro è immune alle provocazioni e avrebbe accolto le richieste, se inoltrate secondo norma vigente. Ed è qui l'uovo di colombo. Perché se è difficile immaginare che Tavecchio, Dolce&Gabbana, Deodato, Malgioglio, Rosy Bindi e il già nutrito numero di semplici privati cittadini e consiglieri comunali (come Delvecchio, ideatore dell'hashtag #PiùGromMenoRom) infilati nell'index si sottoporranno al test anti-razzista o spenderanno tempo e denaro adendo le vie legali, è molto più facile immaginarli sorridere. E’ questo, in fondo, il paradosso insopportabile, lo scandalo di RIRO (e supera di gran lunga il fatto che chi maltratta gli animali venga considerato al pari di un razzista o di un omofobo: l’amore, vincendo, ha superato anche la barriera tra uomini e bestie): diluire il razzismo dando del razzista a chiunque, in modo grottesco, così da trasformare un’infamia in un marchio desiderabile che finirà con l’attestare l’indipendenza di pensiero.

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