I friendzonati

Annalena Benini
Come si finisce nella zona d’ombra in cui le nostre illusioni d’amore annegano nell’amicizia. La friend zone è il rifugio, il recinto sicuro di chi non ama, oppure ha amato per lo spazio di un mattino, o di una notte, e al risveglio dice: rimaniamo amici.

Tutti siamo stati friendzonati almeno una volta, perciò sappiamo quanto si soffre. Qualcuno che amavamo ci ha relegato in quel luogo insopportabile e insincero che è l’amicizia apparente: la friend zone. Si può uscire insieme, ridere, scherzare, ricevere confidenze, ma senza esagerare: se lui manda un messaggio sentimentale, se lei appoggia la testa sulla sua spalla, se il friendzonato non si rassegna e dichiara il suo amore, allora ecco partire il monologo sull’amicizia che non va sciupata, e che cosa hai capito, io amo un altro lo sai, non ti ho mai illuso, non ti ho promesso niente, forse è meglio che non ci sentiamo per un po’.

 

La friend zone è il rifugio, il recinto sicuro di chi non ama, oppure ha amato per lo spazio di un mattino, o di una notte, e al risveglio dice: rimaniamo amici. Che fastidio, e quanta rassegnazione (una friend zone è sempre meglio di niente?) però sempre condita di speranza che da un momento all’altro dal friendzonamento, il gradino più basso nella scala sociale amorosa, si passerà a qualcosa di più complicato, appassionato, doloroso. Micòl Finzi-Contini, esperta di friend zone, rimprovera il protagonista del romanzo di Bassani che ha appena provato a baciarla: “Perché fai così. Tanto, è inutile”, e gli spiega per quattro pagine che lo vede come un fratello, e che l’amore è roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, feroce. Meglio la friend zone, meglio restare buoni amici e non fare mai l’amore, meglio le risate in compagnia e il cuore che sanguina. Il friendzonato ha due possibilità: subire la propria condizione e accettare l’offerta di amicizia, o scomparire, tramortito dal rifiuto, offeso, deciso a farsi rimpiangere.

 

[**Video_box_2**]Molti friendzonati in realtà cercano di trarre il massimo vantaggio dalla friend zone (per via della vicinanza che regala) e sperano a lungo nei momenti di debolezza, nell’estate, nell’abbronzatura o in un miracoloso spostamento dello sguardo, ma lo sappiamo tutti: è molto difficile uscire dalla friend zone. E anche scrollarsi di dosso la fama che porta con sé: le ragazze guardano, salutano, osservano e poi giudicano (“quello è un friendzonato” è una definizione di cui è complicato liberarsi e rischia di distruggere intere vite sentimentali). Ma poiché il friendzonamento, quando è attivo (quando è lei, o lui, a pensare: “Un altro passo e ti friendzono”) è anche un atteggiamento nei confronti dell’universo delle relazioni umane, un modo per sentirsi sempre al sicuro e mai in torto, un modo anche di fare la faccia stupita davanti a tutti e dire: “Ma come, pensavo che fossimo amici” e fingere di non avere capito che lui (o lei, perché non è vero che i friendzonati sono soprattutto gli uomini) stava morendo d’amore e aspettava un sì, o un bacio, o un rischio, allora è giusto che qualche volta questo atteggiamento venga smascherato in tempo, ancora prima del patetico discorso sull’amicizia. A Roma si dice: “Che me stai a frenzonà?”, altrove si può dire: goditi la friend zone, io esco.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.