Il ministro Marianna Madia (foto LaPresse)

Diritto di lesa maestà nella Pa

Redazione

Il ministro Madia e non solo. Chi tocca il Moloch statale va redarguito

Provocazione fuori luogo”, “arroganza gratuita”, “tweet a parte non è cambiato niente”. Sono i passaggi di una nota firmata dai segretari generali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil in risposta all’intervista al Foglio del ministro Marianna Madia. Che cosa ha detto la responsabile della Pubblica amministrazione per provocare tanto sdegno, accompagnato dalla perentoria richiesta “a farsi un giro negli oltre 12 mila seggi elettorali” dove si sono rinnovate le rappresentanze sindacali dei dipendenti di ministeri ed enti locali? Che la riforma attesa da anni verrà approvata prima dell’estate. Che dopo l’abolizione di molte competenze delle province e la cancellazione dalla Costituzione, 20 mila dipendenti su 39 mila non saranno licenziati, ma ricollocati in altri uffici (per esempio in quelli giudiziari dove c’è carenza) in base al principio che “il dipendente pubblico non può essere considerato proprietà privata di questa o quell’altra amministrazione”.

 

Che su questioni tipo le tabelle di equiparazione tra un’amministrazione e l’altra, “i sindacati verranno sentiti ma senza tornare alla vecchia concertazione”. Che nel definire il merito dei dirigenti si elimineranno automatismi e autovalutazioni. Che infine il Jobs Act non è tout court trasferibile al pubblico impiego, “in quanto chi licenzia provocando l’esborso di un’indennità non lo fa con soldi propri ma con quelli dei cittadini”. In tutto questo i sindacati scorgono però “arroganza e provocazione sulla fine della concertazione”: per loro il lavoro pubblico resta un pianeta a parte, con tutele e privilegi diversi dal pianeta del lavoro privato. Ma soprattutto con la concertazione. Ps. Guai a chi sgarra. Il Foglio ha ospitato la lettera di Valerio Gironi, portavoce del presidente del Cnel, che ha liberamente scritto che l’ente, così com’è, sia da chiudere (come il governo farà) senza improbabili autoriforme. Lettera che comunque si augurava uno spazio di confronto aziendale, deputato all’applicazione di riforme non concertative. Scandalo: Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera di protesta al vertice del Cnel – con annesso invito a licenziare Gironi – pur concedendo che “ciascuno è padronissimo di pensarla come crede”. A quanto pare, no.  

 

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