La gaia diplomazia

Redazione

Il cuore della politica estera americana di Obama è un inviato lgbt. Le cose sono definitivamente cambiate quando Hillary Clinton, allora segretario di stato, ha detto davanti al Consiglio per i diritti umani di Ginevra che “i diritti gay sono diritti umani”.

Le cose sono definitivamente cambiate quando Hillary Clinton, allora segretario di stato, ha detto davanti al Consiglio per i diritti umani di Ginevra che “i diritti gay sono diritti umani”. Il nuovo standard della diplomazia americana era fissato e i diritti degli omosessuali facevano il loro ingresso ufficiale nella politica estera di Washington. Se i diritti gay sono diritti umani allora l’Amministrazione americana è attivamente impegnata nel difenderli, e pazienza se in Siria o nell’est dell’Ucraina altri diritti umani vengono violati senza che il governo di Obama se ne curi troppo. Diritti che ci permettiamo di definire anche più elementari di quelli Lgbt senza tema d’essere tacciati di omofobia.

 

Per capitalizzare una delle poche vittorie di Hillary durante il suo mandato, John Kerry ha promosso con zelo l’avanzamento dei diritti lgbt fino alla creazione di una posizione ad hoc nell’organigramma degli inviati di Foggy Bottom. Lunedì il console generale degli Stati Uniti ad Amsterdam, Randy Berry, è stato nominato “inviato speciale per i diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali e transgender” e se ne andrà in giro per il mondo a promuovere la causa. Per farlo con più convinzione potrà attingere dal fondo del Dipartimento per la promozione dell’uguaglianza. Nel momento in cui il politicamente corretto e il pensiero mainstream hanno raggiunto il punto di fusione, Kerry ha detto che i diritti lgbt “sono al centro del nostro impegno per l’avanzamento dei diritti umani a livello globale, sono il cuore e la coscienza della nostra diplomazia”. Il cuore e la coscienza della diplomazia americana: forse anche per questo il mondo guarda altrove per risolvere i problemi.

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