Gino Paoli (foto LaPresse)

Musica d'evasione

Redazione

Le tasse, ok. Dove abbia portati i suoi soldi Gino Paoli, e quanti, interessa poco, una volta esaurite le battute facili sul “cielo in un caveau”. Il problema sono le idee. Gino Paoli ne ha pure di buone.

Pagare le tasse non è reato. Nemmeno tassare il giusto lo sarebbe. Ma poiché in Italia le seconda cosa non capita, diventa difficile convincere i cittadini, anche quelli più in vista, ad ottemperare alla prima. Attendere che un giudice si pronunci, anziché provvedere subito al linciaggio (“e spararono al cantautore / in un eccesso di gioventù”) sarebbe poi il meglio di tutto. Comunque, per precauzione, si è sospeso da direttore della Siae. Dove abbia portati i suoi soldi Gino Paoli, e quanti, interessa poco, una volta esaurite le battute facili sul “cielo in un caveau”. Importano di più le idee. Il problema di Gino Paoli è che spesso ha avuto delle pessime idee.

 

Alla Siae (diritti d’autore, compresi quelli che dovreste pagare se cantate “La gatta” alla festa dell’asilo), disse: “Il problema è che noi siamo un popolo che considera le tasse come gabelle, come qualcosa di ingiusto”. E che il suo programma sarebbe stato “un’onestà che costringa gli altri a essere onesti”. Per tutta una carriera artistica e politica, poi, s’è sempre accucciato con aria annoiata dalla parte della storia dove stanno gli onesti per definizione, con i suoi “quattro amici al bar / che volevano cambiare il mondo”. I nemici del popolo, i i disonesti, erano tutti dall’altra parte. Sono cose che quando poi inciampi nelle banalità della vita, quelli dell’altra parte te le fanno pagare.

 

Eppure Gino Paoli ogni tanto ha avuto anche delle buone idee. Come quando difese Mastella: “In questa situazione è il capro espiatorio”. O quando bastonò quelli del Tetaro Valle, che campavano senza pagare bollette e Siae: “Mi ricordano i figli di papà di Valle Giulia che, in nome del popolo, picchiavano i poliziotti, ossia i veri figli del popolo”. Ora che gli onesti lo insultano, benvenuto dalla parte sbagliata della storia.

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