Il rapper tedesco Deso Dogg

Faceva rap, ora è un foreign fighter

Giulia Pompili

Il suo nome d’arte era Deso Dogg. Ora ha aderito allo Stato islamico, dice il Dipartimento di stato americano.

Roma. Il suo nome d’arte era Deso Dogg. Chiunque abbia frequentato la sottocultura rap tedesca negli anni Duemila conosceva la sua faccia, se non addirittura le sue canzoni. Era un tipo complicato Denis Cuspert: nato a Berlino nel 1975, tre album con la Streetlife Entertainment – una vecchia etichetta di hip hop indipendente con base a Berlino – e tutte le carte in regola per entrare a pieno titolo nel panorama del gangsta rap europeo. Era stato in carcere per aver malmenato qualche ragazzino, poi per possesso di droghe leggere. Nel 2007 lascia l’etichetta per mettersi in proprio, ma la sua fama underground continua a crescere, tanto che l’anno successivo fa la comparsa in un episodio del “Commissario Rex”, interpretando – manco a dirlo – un rapper. Nel 2010 un suo pezzo (“Willkommen in meiner Welt”) viene usato per la colonna sonora della serie tv tedesca “Zivilcourage”. Pochi mesi dopo, l’annuncio: Cuspert decide di lasciare la scena rap e di convertirsi all’islam con il nome di Abou Maleeq. Diventa il braccio destro di Abu Hamza (prima Pierre Vogel), un ex pugile e ora da’wa attivo in Germania. La polizia gli trova in casa armi e soldi, le stesse armi che usa per postare dei video su YouTube in cui canta poco e predica molto (e parla soprattutto di guerra santa).

 

Qualche giorno fa il dipartimento di stato americano ha inserito il nome di Denis Cuspert tra i ricercati per terrorismo internazionale. Denis è un foreign fighter, dice Washington: “Ha aderito allo Stato islamico nel 2012 ed è apparso in numerosi video del gruppo terroristico, il più recente dei quali risale ai primi di novembre, dove appare con una testa mozzata che dice essere di un uomo giustiziato perché si era opposto all’Isil”. Di lui si sa che ha viaggiato in Egitto, e poi ha aderito ai combattenti di al Baghdadi in Siria. Nell’aprile del 2014 si era diffusa la notizia della sua morte in Siria, durante un attentato suicida di al Nusra. Secondo un rapporto tedesco qualche mese dopo Cuspert è apparso in un altro video che lo mostra accanto ad alcuni cadaveri in abiti civili, vittime della prima battaglia per il controllo del giacimento di gas Shaer vicino Homs, in Siria. Cuspert è considerato un reclutatore di foreign fighter, soprattutto tedeschi: conterebbe sul suo passato da idolo dei giovani rapper e sul suo stile di comunicazione, utile a volte per influenzare le coscienze di chi lo seguiva, un tempo, ascoltandolo nell’Mp3.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.