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Atene e debito, una relazione pericolosa che dura da millenni

Maurizio Stefanini

Ventisei secoli fa, ma sempre ad Atene, prima di Tsipras e Varoufakis fu Solone. “I cippi tolse in molti luoghi confitti, / prima schiava, libera ora”; “che l'attica lingua non più/ parlavano, erranti in troppi paesi; / gli altri qui stesso a ignobil servaggio soggetti”.

Ventisei secoli fa, sempre ad Atene ma ben prima di Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis, fu Solone. “I cippi tolse in molti luoghi confitti,/ prima schiava, libera ora”; “che l'attica lingua non più/ parlavano, erranti in troppi paesi;/ gli altri qui stesso a ignobil servaggio soggetti”. Secondo il racconto che ne fa Plutarco nelle sue “Vite Parallele”, con questa elegia il grande legislatore avrebbe appunto celebrato la sua “Seisàchtheia”: quello “scioglimento dei pesi”, traduzione letterale, con cui da un lato impedì che nell'antica polis si contraessero debiti sulle persone; dall’altro abolì i debiti privati e pubblici già esistenti.

 

Molte cose da allora sono cambiate. Da molti secoli chi non paga un debito non corre più il rischio di diventare schiavo del creditore. Da un po’ meno tempo, a Atene come moneta non c’è più la dracma, ma l’euro. Resta però evidentemente una caratteristica locale la tentazione del default. E resta una manifestazione del genio ellenico quella finanza creativa che ha pure permesso alla Grecia di aderire comunque all’eurozona. Allora si diceva appunto Seisàchtheia; adesso Varoufkis parla di doppio swap tra titoli di stato greci e obbligazioni di diverso tipo, magari legate al tasso di crescita.

 

In realtà, lo stesso Plutarco non è del tutto sicuro di quale fu lo strumento che Solone pose in campo per alleviare il fardello debitorio del tempo. Pur facendo infatti dell’ironia sull’idea che il legislatore avesse addolcito una realtà spiacevole con lo chiamare “sgravio” l'estinzione tout court dei debiti, le “Vite Parallele” riportano anche quella versione di Androzione secondo cui in realtà Solone era intervenuto non in via amministrativa ma con strumenti economici, manipolando il tasso di cambio tra mina e dracma in modo da portarlo da 73 a 100. Insomma, abbattè il debito a colpi di inflazione: esattamente come oggi consigliano di fare in molti.

 

[**Video_box_2**]Nella sua “Storia de Greci”, Indro Montanelli parla di “un’autentica rivoluzione che faceva perdere un sacco di soldi ai creditori, tutti delle classi alte e conservatrici”. Il giornalista poi aggiungeva: “Solo Plutarco, raccontandone la storia tanti anni dopo, disse con il suo abituale candore che, svalutando la moneta, Solone aveva facilitato i debitori senza danneggiare i creditori perché costoro ricevevano, in fondo, lo stesso numero di dracme che avevano prestato. Il che dimostra quanto l’illustre storico si intendesse di economia”. Non è che invece aveva già capito tutto, con due millenni e mezzo di anticipo?

 

Comunque da allora la Grecia, pur con tutti i suoi continui rivolgimenti, rimase a lungo una fervida guardiana della stabilità della dracma, quasi peggio che la Germania di oggi. Un precedente augurale?

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