Barbara Saltamartini

No Saltamartini no Party

Alessandro Giuli

Nulla di personale contro Barbara Saltamartini e suo marito Pietro Di Paolo, transfughi minori ma rumorosi dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano alla Lega delle destre di Matteo Salvini. Nulla di personale perché li conosciamo entrambi, grosso modo bravi ragazzi.

Nulla di personale contro Barbara Saltamartini e suo marito Pietro Di Paolo, transfughi minori ma rumorosi dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano alla Lega delle destre di Matteo Salvini. Nulla di personale perché li conosciamo entrambi, grosso modo bravi ragazzi: lui già extraparlamentare negli anni Novanta, con il soprannome di “Cappuccino”, e poi aennino di rito alemanniano, tutto panza e sostanza, quindi pidiellino con incarichi di peso nella regione Lazio; lei fanciulla prodigio della Destra sociale negli anni Duemila, fatalmente vocata – più del consorte – a diventare il volto presentabile della scissione filogovernativa guidata da Angelino Alfano. Vite parallele, un solo destino. Che poi è anche e soprattutto il karma di una destra malvissuta fin dai tempi post missini, troppo stanca e affamata per ripensarsi dalle fondamenta in su, sufficientemente ambiziosa per non vergognarsi mentre imbocca la discesa tortuosa che dagli scantinati del radicalismo anti sistema sbocca nella palude del neocentrismo residuale (da Julius Evola a Lorenzo Cesa, per capirci).

 

Bene. Anzi male, malissimo. Ma poi, altra fatalità, insieme con lo psicodramma quirinale sopraggiunge il colpo di reni, la resipiscenza, la percezione di una convivenza non più accettabile, il congedo dal passato prossimo per riavvicinarsi al tempo remoto, alla destra che fu. E qui però c’è l’ultimo (ultimo?) colpo di scena: il nuovo domicilio dei transfughi non è al civico dei Fratelli d’Italia, altro asilo per post fascisti smarriti; no, a quanto pare sta nel cerchio allargato di Matteo Salvini e della sua Lega delle destre. Forse perché, a parità d’irrilevanza sistemica, è meglio perdere morbidamente, e a favore di telecamera, piuttosto che non contare alcunché, accanto a Ignazio La Russa. Drôle de voyage, ma niente più a che vedere con la Destra che fu.