Matteo Salvini (foto LaPresse)

Berlusconi e i due cerchi di Salvini

Claudio Cerasa

Da una parte il Nazareno e il partito della Nazione, dall’altra la Lega e i suoi cugini. Che futuro ha l’insalata di Salvini con Le Pen, Tsipras, Podemos, Wilders e tutti gli altri? Conversazione con il capo della Lega - di Claudio Cerasa

Il carciofo, l’insalata, la carota. E una domanda precisa: ma dove vuole andare Matteo Salvini con quella foglia di lattuga? La questione è semplice e non ci vuole molto ad argomentarla: nell’Italia di Renzi, di Berlusconi, del Nazareno, di Mattarella, del partito della Nazione che proverà nei prossimi mesi a trasformare in elettori i grandi elettori sedotti per l’elezione del capo dello stato, il ruolo di un partito come la Lega rischia di somigliare sempre più a un coccio vuoto ripieno di insalata mista. Dove l’identità si forma più per opposizione che per proposizione. E dove il tratto culturale della Lega è come un patchwork fatto di mille tasselli che non si capisce come possano stare insieme: un po’ di Tsipras, un po’ di Farage, un po’ di Grillo, un po’ di Podemos, un po’ di Wilders, un po’ di Le Pen. Ma che cos’è esattamente la Lega? Che futuro ha? E’ una bolla, o è il naturale destino del centrodestra?

 

Ne abbiamo parlato con Matteo Salvini, e il leader della Lega ci ha offerto alcuni spunti interessanti. “Osservo la politica in un modo diverso da come la vedete voi. Immaginate due cerchi concentrici. Uno al centro, piccolo, e uno all’esterno, più grande. Il cerchio più piccolo è quello che sta occupando Renzi. Il cerchio più grande è tutto quello che ruota attorno al partito della Nazione. Renzi quello spazio, paraculescamente, lo sta occupando bene. Il nostro compito, in Italia e in Europa, non è mettere insieme il centrodestra, che sono sono ancora queste etichette?, ma mettere insieme quelli che stanno fuori rispetto al primo cerchio, quelli che pensano che il futuro non sia ‘più attenzione allo stato’ ma  ‘più attenzione al cittadino’. Mi sembra ovvio, no?”. L’insalata di Salvini contro la carota di Renzi. “Ho simpatia per Tsipras, è vero, anche per Podemos, e sinceramente non penso che oggi ci sia un problema di destra e di sinistra. Oggi è come il Dopoguerra: non bisogna guardare le casacche, bisogna muoversi come se fossimo parte, noi partiti alternativi al sistema, di una specie di grande comitato di liberazione nazionale, un Cln in servizio permanente effettivo. E i nostri nemici sono tutti quelli che, contro un’Europa che vuole egemonizzare i popoli, utilizzano non il bastone ma solo la carota. Renzi è tra questi”. Chiaro, d’accordo. E nel secondo cerchio, dunque, Salvini immagina che la Lega debba correre per conto suo, da sola, senza nessun altro, come un’insalata scondita? “Io con i carciofi non mi alleo”, dice Salvini, con un dolce riferimento al principale alleato di Renzi, Alfano Angelino, “ma se dovessi immaginarmi il panorama politico da qui ai prossimi anni vedo alcune cose precise. Vedo un Pd che si regge con la colla, e tutti sanno che presto si dividerà, e che tra una settimana tutti si saranno dimenticati della grande unità attorno a Mattarella. Vedo un futuro in cui non ci saranno più Forza Italia, Ncd ma ci sarà un’unica lista. E vedo un futuro in cui, scioccamente, Forza Italia proverà a conquistare gli elettori di Renzi, senza capire che gli elettori da conquistare sono altri, quelli che stanno fuori, quelli che non votano”. Salvini lo sa, sì, che la lega delle destre non ha mai portato la destra al governo, ma l’ha resa sempre e solo ed esclusivamente forgiata sul profilo di una sterile lotta anti sistema? “Conosco la storia, ma questa volta non andrà così. Io vedo una Lega che vuole governare, penso che possa farlo, ma che non ha paura di perdere. E che, in prospettiva, preferisce perdere bene, per poi rinascere, che vincere portandosi appresso i carciofi. Quello non ci interessa. E da questo punto di vista l’Italicum, anche se è una legge che non vogliamo, con il premio alla lista potrebbe anche farci comodo: costringerebbe a scegliere se stare dentro il primo cerchio, con i carciofi, o dentro il secondo”.

 

[**Video_box_2**]E se l’economia riparte? Se le riforme cominciano a maturare? Se la legislatura dovesse andare avanti a lungo? Sicuri che la linea giusta  sia dire no, no e no a tutti quanti, come se la Lega fosse una costola della Casaleggio & Associati? “Non diciamo sciocchezze. Per prima cosa, non fatevi fregare dai dati economici. In un contesto come quello di oggi, con il dollaro basso, il petrolio basso, i tassi di interesse bassi, l’aiuto di Draghi, il paese dovrebbe crescere del 5, del 6 per cento, non dovrebbe accontentarsi delle molliche. Io non sono quello del no, sono quello del sì, e sono pronto, se Renzi lo riterrà opportuno, a rendere il mio partito disponibile al dialogo su tre punti: flat tax per tutti al 15 per cento; revisione del trattato di Schengen; revisione della legge su autonomia e federalismo. Sono persino disponibile a discutere della riduzione del numero delle regioni e su questi punti la Lega ci sta subito, già da domani. Nel frattempo continuiamo a crescere. E se Berlusconi non capirà che la strada della destra non è quella di Renzi nessun problema per noi, continueremo, come stiamo facendo in questi giorni, ad accogliere nel nostro cerchio centinaia e centinaia di dirigenti degli altri partiti. Vedrete, per noi sarà uno spasso”.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.