Mark Zuckerberg, fondatore e ceo di Facebook

Facebook sta con #Charlie, anzi no

Redazione

Sono passate soltanto due settimane dalla dichiarazione coraggiosa di Mark Zuckerberg, fondatore e ceo di Facebook, sull’importanza della libertà di pensiero e su #JeSuisCharlie, e due giorni fa Facebook ha raggiunto un’intesa in Turchia per censurare le immagini del profeta Maometto.

Sono passate soltanto due settimane dalla dichiarazione coraggiosa di Mark Zuckerberg, fondatore e ceo di Facebook, sull’importanza della libertà di pensiero e su #JeSuisCharlie, e due giorni fa Facebook ha raggiunto un’intesa in Turchia per censurare le immagini del profeta Maometto, incluse le vignette che hanno provocato l’attacco a Parigi.

 

Si conferma così una tesi cupa: i colpi di kalashnikov sparati sul serio nel cuore di un giornale satirico valgono più, sul lungo termine, delle marce repubblicane nel centro di Parigi – che certo commuovono e fanno pensare, ma non mettono al riparo dalla rappresaglia islamista. Passato il momento di euforia solidale e degli hashtag, siamo tutti Charlie Hebdo, i professionisti del settore hanno dovuto fare i conti con un problema semplice: possiamo permetterci una fatwa omicida o stragista che penda per sempre sul nostro capo? Possiamo permetterci di fare una vita da pentiti di mafia, e di cambiare la nostra identità come ha fatto la vignettista americana Molly Norris oppure di sottoporci a misure di sicurezza che manco l’ambasciata americana a Baghdad? Possiamo davvero, in definitiva, pubblicare delle vignette su Maometto o qualsiasi altra cosa sia giudicata offensiva e meritevole di una condanna a morte da una frangia più o meno sotterranea ma senz’altro violenta dell’islam? La risposta è no, tanto più ovvia nel businnes internazionale moderno che si estende da continente a continente. Siamo stati tutti #Charlie Hebdo a inizio gennaio, quindi, ma a pensarci bene nessuno è #antiproiettile, deve avere pensato Zuckerberg. In un colpo solo, evita di indispettire la Turchia, con il suo mercato di potenziali utenti così vasto, e di provocare l’ira dei gruppi jihadisti.

 

Di scelta perfettamente legittima in scelta perfettamente legittima, come è stata questa di Facebook in Turchia, sul lungo termine si va verso una mutilazione autoimposta della libertà di pensiero che tende alla castrazione totale. L’unico limite sarà la benevolenza di chi decide cosa merita la morte e cosa no.

 

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