I "coleros" sono la nuova categoria professionale che sta prendendo piede in Venezuela

In Venezuela nasce un nuovo business (figlio della crisi): fare le code al supermercato

Maurizio Stefanini

I beni di prima necessità sono sottoposti a un rigido contingentamento. E allora c'è chi si fa pagare per passare buona parte della giornata in fila davanti ai negozi: si chiamano i "coleros", e sono il nuovo mestiere tragicomico frutto di una crisi economica che sta mettendo in ginocchio un paese.

Era in “Siamo uomini o caporali” che Totò interpretava il ruolo di uno “specialista in file”. Uno che durante il razionamento della Seconda Guerra Mondiale si faceva pagare per accodarsi al posto degli altri ai negozi. E oltre a fare le code per razionalizzare i tempi, cercava anche di inventarsi  qualche modo per saltarle. Cinema comico, ovviamente, anche se amaro. Ma quella dello specialista in code, in realtà, è una curiosa figura professionale che effettivamente compare ogni volta che se ne crea la necessità. E un paese dove questo mestiere sta fiorendo oggi è il Venezuela di Nicolás Maduro, travagliato da una penuria di prodotti seza precedenti. “Colero”, da “cola”, coda, è chiamato chi si fa pagare per fare le file al posto degli altri.

 

“È un poco fastidioso, però non è il peggiore dei modi per guadagnarsi la vita”, spiegano i “coleros” ai giornali. Si tratta in effetti di alzarsi prima dell’alba, passare molte ore sotto il sole, anche aggirare o corrompere i poliziotti, per poi rivendere il prezioso posto avanti per entrare in un negozio.  Una tariffa corrente è di 600 bolívar per ogni posto ceduto (che sarebbero 95 dollari al tasso di cambio ufficiale, ma appena 3,5 al mercato nero). Da moltiplicare per due o tre volte al giorno, e poi per i vari giorni del mese. Il fenomeno della penuria di prodotti nei negozi venezuelani è già iniziato da un paio di anni ma la situazione peggiorata a Natale. Riguarda beni di ogni tipo, dai pannolini alla carne, passando per il sapone. Secondo il governo, sono i negozianti a ‘imboscare’ i prodotti, mentre gli oppositori creano allarmismo, generando una corsa all’accaparramento che finisce col far sparire i prodotti sul serio. L’opposizione, e per la verità anche la gran parte degli osservatori indipendenti, ribattono che sono state le nazionalizzazioni insieme a un controllo dei cambi estremamente restrittivo a far cadere sia la produzione che le importazioni. Per mantenere il consenso, il governo sussidia alcuni generi di base con prezzi che, specie nelle reti di distribuzione statale, arrivano anche a un quarto del prezzo di mercato. Ma come è regola quasi automatica nelle economie di comando, dove il prezzo non corrisponde al valore reale, finisce che il razionamento avviene in modo fisico, generando le ormai famose “code”. In molti negozi di stato, per esempio, ciascuno può acquistare solo un giorno della settimana. 

 

[**Video_box_2**]Secondo l’istituto demoscopico Datanálisis, i consumatori venezuelani trascorrono ormai una media di otto ore a settimana in fila davanti ai supermercati. La stessa fonte stima che almeno il 65 per cento di chi fa le code per prodotti igienici e farmaceutici lo fa per poi rivenderli. Il presidente Maduro si è impegnato a ottenere finanziamenti internazionali di fronte al crollo dei prezzi del greggio che sta penalizzando l’economia venezuelana, ma presentandosi davanti all’Assemblea Nazionale ha ammesso: “Il petrolio non tornerà ai 10 dollari al barile. Però ci penserà il buon Dio”.

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