Almanacco essenziale dei film da non perdersi nel 2015

Mariarosa Mancuso

Almanacchi, almanacchi nuovi (questa Mario Martone nel suo santino su Giacomo Leopardi se l’è persa, quindi è ancora citabile). Evitata la lista dei migliori titoli dell’anno passato – corvée che procura sempre un brividino da memoria vacillante – si consultano le bibbie per sapere cosa arriverà.

Almanacchi, almanacchi nuovi (questa Mario Martone nel suo santino su Giacomo Leopardi se l’è persa, quindi è ancora citabile). Evitata la lista dei migliori titoli dell’anno passato – corvée che procura sempre un brividino da memoria vacillante – si consultano le bibbie per sapere cosa arriverà. Tra i primi in classifica, per noi almeno, il film che Robert Zemeckis dedica a Philippe Petit, il funambolo che nel 1974 tirò un filo tra le Twin Towers e ci passeggiò sopra per una buona mezz’ora. Al termine della grande impresa, i poliziotti lo arrestarono, fu processato e condannato a far spettacolini per i bimbi a Central Park.

 

Nel 2008 James Marsh aveva raccontato l’infanzia, la vocazione, le prime esperienze, le fissazioni, gli allenamenti massacranti dell’acrobata francese (nonché i dettagli tecnici, vi siete mai chiesti come ci si nasconde di notte in un edificio sorvegliatissimo, o come si tende un filo tra due grattacieli di 110 piani?). “Man on Wire” vinse tutti i premi in circolazione, compreso l’Oscar; il ricordo dell’attentato commosse gli spettatori, non solo a New York. 

 

Tre anni dopo “Flight” (un pilota eroe che con una manovra azzardata salva un centinaio di passeggeri, al processo si scopre che era sbronzo e aveva sniffato cocaina), Robert Zemeckis ha scelto per la sua fiction Joseph Gordon-Levitt. L’attore ha preso lezioni di camminata sul filo da Philippe Petit, i tetti dei grattacieli sono stati ricostruiti in uno studio di Montreal, per le torri si parla di “digital extension”. “The Walk” uscirà a ottobre.

 

[**Video_box_2**]Il 19 luglio invece – già preghiamo che non slitti l’uscita italiana, se non altro per far tesoro del battage pubblicitario: da spettatori non possiamo sopportare un’altra estate magra, da addetti ai lavori ha stancato la consueta litania sulla stagione che non c’è – la Pixar manda in sala “Inside Out”. “Un viaggio nella mente di una ragazzina”, annunciava il primo accenno sulla trama. Sarà mica una specie di “Viaggio allucinante”, sulla falsariga del film girato nel 1966 da Richard Fleischer? (all’origine c’era un racconto di Isaac Asimov). Insomma: scienziati miniaturizzati che si fanno un giretto tra le circonvoluzioni cerebrali, magari con tappa alla ghiandola pineale che secondo Cartesio metteva in comunicazione la mente con il corpo. Troppo facile e troppo noioso.

Quel gran genio di Pete Docter – guardare per credere il vecchietto di “Up”, e se non l’avete visto e adorato avete qualche problema serio con il cinema – ha inventato cinque personaggini. La gioia, il disgusto, la rabbia, la tristezza e la paura si agitano nella mente di Riley. Basta vedere come sono disegnati e vestiti – il maglione a collo alto indossato da Tristezza, bassa e grassoccia, l’abitino verde intonato alla smorfia della bella Disgusto per innamorarsi all’istante del film.

 

Se invece preferite le intelligenze artificiali, nel 2015 arriva il neo-Pinocchio di “Chappie”, diretto da Neill Blomkamp: “un robot più umano degli umani”, garantisce il regista di “District 9”.

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