Joe Cocker (foto AP)

Vite parallele

Joe Cocker, tra eroina e dischi di platino, e Udo Jürgens, il Frank Sinatra tedesco

Redazione

Cocker nacque il 20 maggio 1944. Nacque in un quartiere operaio di Sheffield, nell’Inghilterra industriale. A quindici anni lasciò l’istituto tecnico locale per impiegarsi nella società del gas. Sull’onda del successo dei Beatles costituì un gruppo.

Joe Cocker

 

Nacque il 20 maggio 1944. Nacque in un quartiere operaio di Sheffield, nell’Inghilterra industriale. A quindici anni lasciò l’istituto tecnico locale per impiegarsi nella società del gas. Sull’onda del successo dei Beatles costituì un gruppo. Con il nome di Vance Arnold si esibì alla Sheffield City Hall in appoggio dei Rolling Stones. Si dedicò per qualche tempo alternativamente alla musica e al gas. Con una nuova band entrò in classifica, poi i Beatles, per la forza del suo arrangiamento e della sua interpretazione di “With a Little Help From My Friends” lo aiutarono con dichiarazioni entusiastiche a raggiungere il successo. Lo stesso anno (1969) pubblicò l’album “Joe Cocker!” con una celebre versione della “Delta Lady” di Leon Russell e si imbarcò in un tour frenetico. Con una carovana, messa insieme di fretta, di ventun musicisti, tecnici, mogli e bambini, groupies e aficionados, e un cane danese, riuscì a tenere in giro per gli Stati Uniti sessantacinque concerti in cinquantasette giorni. Il tour e l’album, intitolati “Mad Dogs and Englishmen”, ebbero grande successo, ma Cocker, sfinito dalla fatica e dalla droga, si rifugiò a Sheffield a frequentare il pub locale. Birra ed eroina compromisero lo scontato successo di un suo concerto di ritorno alla City Hall cittadina. I tabloid si concentrarono piuttosto su una sua esibizione estemporanea in un night club quando scambiò la principessa reale Anna per la sua fidanzata. Poi una sera ascoltò Ray Charles che da uno studio televisivo dichiarava che solo tre erano i grandi cantanti di blues viventi: uno era Marvin Gaye, un’altra era Aretha Franklin e il terzo, bianco e inglese, era Joe Cocker. Gli bastò per ripartire.

 

Sempre turbolento, dovette scappare con il suo gruppo dall’Australia, multato per droga e inseguito da una ventina di denunce per reati vari. Si stabilì a Los Angeles. Non componeva più, ma la sua voce straordinaria continuava a stimolare gli autori e a consigliare la pazienza e la tolleranza alle case di produzione. Incise una serie di album con successo vario. Poi, per la terza volta, rinacque di colpo con una canzone scritta su misura dai Crusader per la sua esibizione al premio Grammy del 1982. Era intitolata “I’m So Glad I’m Still Standing Here Today”. La sala si alzò in piedi ad applaudire. Lo stesso anno, cantata in duetto con Jennifer Warnes, “Up Where We Belong” arrivò al primo posto della classifica americana, dopo avere vinto l’Oscar per la migliore canzone come colonna sonora di “Ufficiale e gentiluomo”. Confortato dal rinnovato successo, comperò un ranch in Colorado, smise di drogarsi, di bere, persino di fumare: allevò animali di ogni genere, coltivò il proprio cibo, aprì un caffè, continuò a incidere e ad appendere alla parete un disco di platino dopo l’altro, l’ultimo nel 2012, per il suo ventiduesimo album, “Fire it Up”. E’ morto lunedì 22 dicembre.

 

Udo Jürgens

 

Udo Jürgens Bockelmann nacque il 30 settembre 1934. Nacque nei pressi di Klagenfurt, in Carinzia, nel castello di famiglia. Il nonno era stato presidente di una banca tedesca a Mosca, fino alla Rivoluzione d’ottobre; fratello della madre era il celebre pittore dadaista Jean Arp. Ancora bambino, volle iscriversi al Nazi Jungvolk. Un ceffone per la divisa in disordine gli fece perdere l’entusiasmo e l’udito dell’orecchio sinistro. Con la famiglia riparò durante la guerra nella Svezia neutrale. Tornato nel vecchio castello, studiò al conservatorio della sua città, mise insieme un quartetto che si esibiva nei locali di Klagenfurt per le truppe di occupazione. Innestando i modi del jazz e della canzone francese nella tradizione tedesca, fu tra i creatori del genere di musica leggera detta “Schlager”, popolare nell’Europa centro settentrionale nel secondo Dopoguerra. Scrisse e cantò, in molte lingue, spesso in inglese, più di ottocento canzoni, partecipò a festival internazionali, ne vinse qualcuno. Preceduto dalla nomea di Frank Sinatra di Germania, comparve due volte sul palco di Sanremo: nel 1965 in coppia con Ornella Vanoni, nel 1968 in coppia con Iva Zanicchi. Invidiò forse la scelta del fratello minore, pittore e fotografo. Per lui scrisse una canzone “Mein Bruder ist ein Maler”. E’ morto domenica 21 dicembre.

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