Ignazio Marino durante la cerimonia della posa della prima pietra del villaggio per malati di Alzheimer a Porta di Roma

Dove lo stato non arriva, possono arrivare i privati. Il caso Tor Sapienza (e la fondazione Roma)

Redazione

Il caso del villaggio per malati di Alzheimer a Roma dimostra che servizi alla collettività come il social housing possono essere garantiti ai cittadini con la sinergia di enti locali e privati

Nelle ultime settimane Tor Sapienza è stata per il resto d'Italia (e anche all'estero) lo spot desolante di una capitale in agonia, con un'identità messa in crisi da un'integrazione sociale mal gestita e vissuta piuttosto come un trauma. L'organizzazione e la gestione del territorio e degli spazi pubblici, si è detto ovunque, devono essere valorizzate per garantire ai cittadini i servizi minimi che meritano e, laddove il Comune e gli enti locali non riescano a farlo, come capita a Roma, dove l'amministrazione ha mostrato in diverse occasioni il suo essere unfit, l'intervento e il sostegno di risorse private, anche solo a sostegno del pubblico, è essenziale, oltre che logico.

 

Da questo punto di vista, si puó dire che un esempio positivo di rigenerazione urbana e housing sociale, inteso come realizzazione di strutture concepite come valore aggiunto per la collettività, è il progetto inaugurato la scorsa settimana dalla Fondazione Roma che ha avviato la costruzione di un complesso destinato ad accogliere in case famiglia un villaggio di adulti affetti da Alzheimer. Venerdì scorso il sindaco Ignazio Marino ha partecipato alla posa della prima pietra della struttura (III Municipio, zona Porta di Roma). Un caso significativo di sinergia tra una fondazione privata e il Comune, sullo stile del famoso modello olandese. Nella cittadina di Weesp, il quartiere "De Hogewyek" è stato adibito ad area attrezzata con strutture finalizzate all'inclusione sociale, all'assistenza e alla riabilitazione di persone affette da Alzheimer, e lo stesso paradigma dovrebbe essere applicato anche a Roma. La realizzazione di questo "villaggio" di carattere sanitario e assistenziale (con un'estensione di 12,000 mq e 17 nuclei abitativi) permette ai pazienti, attraverso la creazione di spazi esterni (giardini, strade e piazze), di vivere costantemente in spazi comuni all’interno e all’esterno della struttura. L’interazione tra il progetto e il piano terapeutico di assistenza sanitaria, somministrato in forma domiciliare, favorisce l’autostima, l’autonomia e l’indipendenza. I residenti vivono in sicurezza sia nella propria casa, sia nel villaggio e l'intera area è accessibile anche ai non residenti, garantendo così un'integrazione e una sinergia con la popolazione cittadina terapeutici per i malati. Da questo punto di vista, un caso di studio da non sottovalutare.

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