“Sit on my face”, we are all puttane. A Londra la protesta pro facesitting

Giulia Pompili

Protesta inglese contro il pornograficamente corretto. Davanti a Westminster oggi si protesta contro una legge specifica, e non sarà un semplice presidio. I manifestanti infatti si produrranno nel “più numeroso facesitting contemporaneo della storia”.

Roma. Il nome Charlotte Rose non vi dice niente (molti di voi mentono, magari). Ma nell’industria del porno anglosassone la Rose è piuttosto famosa. E adesso è diventata una leader, almeno per quel centinaio di persone che oggi si sono riunite davanti a Westminster e che metteranno in scena la più grande manifestazione antiproibizionista degli ultimi tempi. La Rose l’ha chiamata – senza molti giri di parole – #PornProtest. Scordatevi le orge delle Pussy Riot, scordatevi le fastidiose Femen.

 

Davanti a Westminster oggi si protesta contro una legge specifica, e non sarà un semplice presidio. I manifestanti infatti si produrranno nel “più numeroso facesitting contemporaneo della storia” (chiamato in causa dalla stessa Rose, il Guinness dei primati ha declinato l’invito, data “la natura della manifestazione”). Ah, per chi se lo stesse chiedendo, il facesitting è una pratica sessuale diffusa che consiste nel sedersi sulla faccia del partner. Ed è una delle attività vietate nei porno da una recente legge inglese: con un emendamento al Communication act del 2003, dall’inizio di dicembre è entrato in vigore in Inghilterra un regolamento sui servizi dei media audiovisivi che include come oggetto di censura anche i film a luci rosse on demand – nell’èra di internet e della tv digitale, praticamente il più ampio mercato possibile. Finora la scure del British Board of Film Censors si era abbattuta solo sui Dvd, quelli che si comprano nei sexy shop. Adesso invece anche i filmetti destinati alla rete dovranno seguire alcune regole dettagliatissime che riguardano il sadomasochismo, la sottomissione e la dominazione: lo spanking (una specie di sculacciata energica), le frustate al di là di un certo livello; la penetrazione con qualsiasi oggetto che possa essere “associato alla violenza”, il fisting (la profonda penetrazione di arti altrui), l’abuso fisico o verbale, anche se consensuale, la rappresentazione del sesso non consensuale; la minzione in vari contesti sessuali e l’eiaculazione femminile. E poi ci sono tutte quelle attività che possono essere vissute dallo spettatore come vicine al “pericolo di vita”, tra cui lo strangolamento e, appunto, il facesitting.

 

Durante la protesta – ovvero mentre tutte le donne presenti siederanno sulla faccia dei rispettivi partner per ribadire la libertà individuale garantita anche per il piacere sessuale e la libertà di usare una telecamera per riprendere certe attività – i presenti canteranno “Sit on my face” dei Monty Python. “Dobbiamo far presente all’Amministrazione che questo provvedimento non è accettabile”, ha detto la Rose a BuzzFeed, “come è possibile che vada bene se un uomo soffochi una donna con una fellatio, ma una donna non possa godere d’un cunnilingus attraverso il facesitting? E’ assolutamente scandaloso”.

 

[**Video_box_2**]Nel 2013 Charlotte Rose è finita sulle colonne del Daily Mail (che la segue con una certa assiduità, a dire il vero) per essere stata nominata “Sex worker of the Year”, un premio tutto inglese dedicato a chi si occupa dell’erotismo. Ha lavorato per Channel 4 in una serie tv dedicata alle escort, “Love for sale”, condotta da Rupert Everett. Da allora è diventata una delle più famose escort d’Inghilterra – almeno 250 euro per un’ora passata con lei. Charlotte però preferisce definirsi un’allenatrice (“sex trainer”) e sente molto sua la causa della pornografia, (“molta gente viene a trovarmi solo per guardarmi”), della liberazione sessuale, della legalizzazione della prostituzione (“detesto l’idea di dover accalappiare clienti fuori da un bar. E’ sporco, squallido e non si ottiene la stessa soddisfazione sessuale di quando si incontra qualcuno sobrio”, dice). Fornisce prestazioni sessuali a pagamento anche ai disabili (“tutti hanno diritto a fare sesso”) e recentemente ha iniziato dei suoi corsi di formazione sessuale per le coppie (“purtroppo le coppie inglesi non comunicano e non sono aperte in camera da letto. Per questo vengono da me”). Su internet il suo canale YouTube è una specie di manuale di istruzioni per le escort: come pagare le tasse, quello che puoi dichiarare, salute e igiene, la sicurezza nei giochi di dominazione, come truccarsi, come farsi pubblicità, etc. Nel luglio scorso finì sui giornali perché confessò, in un’intervista al magazine Echo, che dopo aver vinto il premio di Sex worker fu cacciata malamente dalla sua casa di Exeter, nel Devon, in Inghilterra, dove si era trasferita nel 2003 con i suoi due figli adolescenti. Il motivo? Il vicino di casa non voleva una prostituta alla porta accanto. La cosa la segnò a tal punto che Charlotte decise di far diventare la sua lotta contro il pornograficamente corretto (meglio se abbreviato in porn. corr.) una battaglia pubblica. Qualche mese fa si è candidata nella circoscrizione elettorale di Rochester and Strood, perdendo di misura (ha avuto 56 preferenze). Archiviata la sconfitta, Charlotte ha trovato oggi un nuovo motivo per esistere pubblicamente: il facesitting.

Di più su questi argomenti:
  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.