La mafia parlamentare

Giuliano Ferrara

Il parlamentarismo democratico è conflitto, controllo e responsabilità. Il club trasversale delle minoranze Pd e FI, più grillini e leghisti, è solo nullismo. Renzi e il Cav. hanno tutto da perdere dal caos.

Forse una mafia a Roma c’è. Ma non è quella grottesca del Cecato. E’ quella piccolo parlamentare. Quella che se ne frega di destra e sinistra, se ne frega di governabilità e crisi economica, se ne frega delle riforme istituzionali, e ha in mente una sola cosa: la sopravvivenza familista, la rielezione costi quel che costi, il condizionamento spurio, che è il contrario del controllo e del contrasto democratico, di un potere emergente che ha un progetto e lo dichiara. L’ambizione di bloccare l’uomo forte e il suo progetto, che abbiamo visto all’opera con Craxi, con Berlusconi, e oggi con Renzi, è il collante decisivo della storia italiana tra le Repubbliche, è il carburante che porta alla crisi del sistema dei partiti e poi all’ansia di impedire qualunque razionalizzazione innovativa. Via la prima Repubblica, via la seconda caratterizzata dal fenomeno Berlusconi, via la terza sulla quale ha messo la sua ipoteca Matteo Renzi e la cui base fragile ma unica e senza alternative è il patto del Nazareno, che prevede la fine della guerra civile ideologica strisciante e il cambiamento delle istituzioni, a partire dall’abolizione del bicameralismo perfetto e dalla legge elettorale.

 

Gli argomenti sono sempre gli stessi: la democrazia è in pericolo, un potere esecutivo forte o un uomo solo al comando sono la negazione dei valori della Costituzione, le riforme sono macelleria sociale (c’è sempre un articolo 18 a cui appellarsi) alla quale opporre guerriglia parlamentare e sciopero generale, ciò che decide è la famosa questione morale, vero stato d’eccezione dietro cui si aggrega il fronte degli scontenti e dei malmostosi. Il mezzo operativo è il trasversalismo non dichiarato, che fa perno sulla cosiddetta centralità del Parlamento e cerca di poggiarsi sui poteri cosiddetti neutri, primo tra tutti quello della magistratura, battistrada dello stato d’eccezione, delle burocrazie, del sistema dei media espressione della società civile, e naturalmente del presidente della Repubblica, in questa visione garante assoluto dell’immobilismo e della sua salvaguardia.

 

[**Video_box_2**]Concludendo il suo secondo settennato monco, Giorgio Napolitano ha segnalato con il discorso ai Lincei come, più ancora della corruzione, un male da combattere con rigore, si sia infiltrato nella politica e nella logica istituzionale italiana il morbo oscuro, ed eversivo, di un’antipolitica, accompagnata dalla colpevole corrività dei mass media, il cui scopo è bloccare ogni evoluzione concordata e ragionevole del sistema democratico (di qui la sottolineatura del rischio eversivo di certi comportamenti coccolati dalle vestali dell’opinione pubblica). Un Parlamento in cui si possano mettere insieme, per una battaglia cieca e ostruzionistica, le minoranze del Pd e di Forza Italia, più la sinistra antagonista, le destre neoleghiste e grilline, e altre lobby politiche di ambigua caratura, non è più un organo centrale, conflittuale e responsabile di una democrazia matura, diventa un circo i cui acrobati hanno per principio di condotta e programma minimo esclusivamente il proposito di far saltare qualunque equilibrio. Renzi e Berlusconi dovrebbero riflettere su questa evoluzione dell’agitazione nullista contro la loro politica, contro la transizione come essi l’hanno immaginata: in una fase destabilizzata dalle imminenti dimissioni del capo dello stato, tutti hanno qualcosa da guadagnare dal caos, tutti tranne loro.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.