Ashton Carter

Un secchione al Pentagono

Obama sceglie Ash Carter, usato sicuro in mancanza di alternative.

New York. A meno di ripensamenti dell’ultimo minuto, Barack Obama nominerà Ashton Carter segretario della Difesa. Fonti della Casa Bianca dicono al Washington Post, alla Cnn, al New York Times e ad altri media americani che la decisione è presa. Anche perché Carter è l’unico della rosa dei candidati a non essersi preventivamente ritirato dalla corsa per succedere a Chuck Hagel, segretario accompagnato più o meno gentilmente alla porta dal presidente per via di certe divergenze sulla strategia in Siria con il Consiglio per la sicurezza nazionale e l’onnipotente inner circle obamiano. Il primo a sfilarsi dalla corsa è stato il senatore Jack Reed, seguito dall’ex sottosegretario del Pentagono Michèle Flournoy e dal ministro della Sicurezza nazionale, Jeh Johnson. Trovarsi alla guida dell’apparato militare americano senza poter influire sulle decisioni strategiche non è una prospettiva allettante, e dunque la scelta cade su Carter innanzitutto per mancanza di alternative. Lo aveva capito l’autore di un profilo Twitter fasullo di Carter comparso alcuni giorni fa, e che ieri, al momento opportuno, ha cinguettato di un’improbabile telefonata in cui il presidente gli chiedeva di diventare ministro della Difesa (sono “honoured”, diceva, usando chissà perché la lezione britannica). Il tweet ha mandato fuori pista diversi osservatori, ma il messaggio successivo ha svelato la truffa, suggerendo che dietro all’account ci sia il leggendario propalatore di bufale Tommaso Debenedetti: “Sorry, this account is a hoax created by the Italian journalist Tommasso Debenedetti”. Quell’inusuale refuso nel nome potrebbe essere il segno che si tratta di un esemplare ancora più raro: il fake di un ciarlatano.

 

Ad ogni modo, anche gli inventori di panzane devono partire da un impasto di verità, e che Carter sia a un passo dalla guida del Pentagono è confermato da più fonti. Il suo nome era già stato considerato dopo la dipartita di Leon Panetta, infine scartato in favore di un politico (e veterano) anche per via del profilo troppo burocratico, non l’ideale per conquistare simpatie in un momento in cui la sfiducia verso gli apparati di Washington è ai massimi storici. Carter è conosciutissimo nella capitale e praticamente ignoto nel resto del paese. Laureato in Storia medievale a Yale e poi in Fisica a Oxford, ha occupato per cinque anni incarichi di altissimo livello nell’organigramma della Difesa: si è occupato prima dei programmi di acquisto degli armamenti e poi è passato al ruolo di vicesegretario, che in pratica fiunge da alter ego manageriale del segretario. Se n’è andato dal Pentagono senza addurre ragioni, ma molto probabilmente all’origine della rottura c’è l’incompatibilità con Hagel. Nessuno conosce meglio di Carter i gangli dell’organismo, specialmente quando si tratta del budget, voce delicatissima per un ministero che vede progressivamente assottigliarsi le sue capacità di spesa. Il capo delle Forze armate, Martin Dempsey, intendeva fargli un complimento quando lo ha definito un “super secchione di mezza età”, e certamente come tale è stato accolto dall’interessato. Carter è la quintessenza del tecnico super secchione e il suo curriculum abbonda di cariche in board designati da sigle poco sentite e tuttavia potentissimi. Le connessioni di Carter vanno dalle università più prestigiose d’America ai think tank della Difesa, fino ai produttori di armi e a Goldman Sachs, per la quale è stato consulente. La presa di posizione di Carter che ha fatto più scalpore risale al 2006, quando in un articolo sul Washington Post suggerì – sempre con prudenza – di non scartare l’ipotesi di un intervento mirato per distruggere una struttura nucleare della Corea del nord. Da quando è nei corridoi della Sicurezza, cioè dai tempi di Jimmy Carter, mantiene un profilo politico bassissimo, preferendo le mostrine del burocrate a quelle dello stratega, un diligente traghettatore che può dare stabilità a Obama in questa turbolenta coda presidenziale.

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