Denis Verdini (foto LaPresse)

L'Uomo Nero e il suo doppio

Redazione

Fenomenologia del Giornalista Collettivo alle prese con Verdini

L’Uomo Nero singolo va bene se funzioni il bipolarismo. Se si attraversi invece un momento di coalizione o patto nazarenico per le riforme, allora ci va anche il suo doppio. Denis Verdini è la figura giusta per il Giornalista Collettivo, che del suo profilo criminale ha bisogno estremo nel duello contro il nerissimo, ormai, Matteo Renzi. E’ anche fiorentino, che si vuole di più?

 

Verdini è un vicino di bottega del Foglio. A un certo punto entrò nel tour de table dei soci, e ci è rimasto con lealtà negli anni. L’azienda, una delle più pulite e trasparenti al mondo, non ha risentito delle sue notorie maniere gangsteristiche. La sua vicinanza (e amicizia, per alcuni di noi) non ci vieta dunque, fatto chiaro quanto deve essere chiaro, di rilevare che le grandi puttanate scritte per infangarlo, sulla scia di processi che in Italia non si negano ad alcuna figura pubblica (il solo problema è come ne escano), sono per l’appunto nutrite da questa psicosi ideologica dell’Uomo Nero e del suo doppio. Il criminale non precisa, non puntualizza, non mette i puntini sulle “i”, non smentisce dati falsi: è fatto così, come Andreotti, non crede all’arte del contraddire i media, vuole che parlino i fatti.

 

E veniamo dunque ai fatti. Verdini non è un’eminenza grigia, è un collaboratore di Berlusconi, il quale ha spiegato bene qui, su queste colonne, perché sostiene la politica che sostiene, fondata su tante cose, e al centro della quale c’è sia la distinzione da Renzi sia il patto con Renzi (in politica succede, il paradosso è lecito e praticabile). Il Giornalista Collettivo pensa, propalando da mesi cose che si rivelano poi buone per incartare il pesce marcio, di colpire Verdini come pilastro del patto del Nazareno. Ma fa i conti senza la realtà. Il patto può essere rotto, ma con questa rottura si manderebbe all’aria il presupposto del governo Renzi e in parte del fenomeno Renzi, e in breve giro si andrebbe alle elezioni, visto che altre maggioranze riformatrici non sono possibili (con Gribbels su Europa, politiche del lavoro, crescita economica? non ci fate ridere). Renzi e Berlusconi hanno la loro autonomia e possono scegliere un’altra strada, ma questo equilibrio, questo movimento nell’equilibrio, questo tentativo di riscattare il paese dalle sue chiusure corporative e dalle vecchie ubbie, ha come presupposto il patto e i suoi mediatori politici. Domani è un altro giorno. Ma per l’oggi è così. Ed è un oggi a gittata medio lunga, a quanto sembra. Poi, nel lungo termine, siamo tutti morti (come diceva John Maynard Keynes).

Di più su questi argomenti: