Renzi c'est moi

Il renzismo come opera d'arte berlusconiana. Tra riforme e ammuine

Redazione

Il Berlusconi governativo che sfida la logica e spaventa i suoi, e quello realista che fa di conto e aspetta il voto. L’eredità antropologica.

Roma. Ha incontrato i loro sguardi smarriti, poi lo ha ripetuto, cercando il tono più convincente: “Sono solo sciocchezze. Questa storia che io voglio sciogliere Forza Italia non corrisponde affatto al vero”. E mentre pronunciava queste parole, ieri pomeriggio, di fronte ai senatori di Forza Italia riuniti a Palazzo Giustiniani, Silvio Berlusconi non può non aver pensato che tutto l’impasto di cupe fantasie, di borbottii malinconici e oscure visioni del futuro, che insomma l’intero groviglio di timori che agita le notti insonni dei suoi parlamentari e colonnelli, sia in realtà un po’ giustificato. “E’ troppo, troppo renziano”, sibila Augusto Minzolini, quasi sospirando, mentre il Mattinale di Brunetta boccia la riforma elettorale. E infatti in Cavaliere, martedì mattina, è andato al Tg5, dopo che Renzi era stato dalla sua Barbara d’Urso, per dire che la politica economica del governo, la politica del presidente ragazzino che taglia l’Irap e critica i sindacati “è un revival delle nostre ricette”. E insomma, il Cavaliere un po’ tranquillizza i suoi, un po dice: Renzi c’est moi. Quella a Renzi non è una delega, semmai, forse, è un lascito, uno strano rapporto e paradossale sottoposto a schermaglie e infingimenti: Berlusconi strattona sulla riforma elettorale mentre Renzi lo fa ingelosire chiedendo i voti a Beppe Grillo. Ma questa è la superficie.

 

La sostanza è quella delle “ricette” di Renzi “che sono le mie”. Ed è solo l’ultima, quasi surreale e palindroma dichiarazione, un’allusione alla continuità tra il ventennio berlusconiano e il nuovo corso. Negli ultimi mesi il Cav. ha detto parecchie cose: “Vorrei un Renzi anche da questa parte”, “lo vorrei a capo del mio schieramento”, “lui dice le cose che penso io”. Parole, seguite da atti, voti in Parlamento, incontri al Nazareno, mosse che tolgono il sonno a una parte di Forza Italia. Dice Massimiliano Panarari, politologo bocconiano: “Se uno dovesse analizzare la situazione in termini superficialmente razionali, dovrebbe dire questo: Fitto e gli altri sono cartesiani, cioè dei giganti della logica, mentre Berlusconi è uno strano dadaista. Se infatti sei il capo del centrodestra, logica vorrebbe che tu ti contrapponga a Renzi. Ma non è così. Dietro l’apparente stramberia, dietro quella che sembra una barzelletta, si nasconde il realismo strategico di Berlusconi: Renzi è il suo erede, interpreta al meglio la ‘turbopolitica post moderna’, televisiva e nazionalpopolare, composta da cittadini consumatori, insomma interpreta il cosmo plasmato da Berlusconi”. E d’altra parte Renzi, dopo il giubbotto di pelle da Maria De Filippi, dopo le foto pubblicate da Alfonso Signorini, si è seduto nel salotto di Barbara d’Urso. “Il trionfo definitivo di uno stile e di una antropologia”, dice Panarari. “Ed è anche in questo senso che Renzi è erede di Berlusconi”.

 

[**Video_box_2**]E insomma, dice Panarari, è come se dalla signora D’Urso fosse stato espresso visivamente il lascito: “Renzi è andato in uno dei massimi bacini di produzione della televisione gossippara e popolare, cioè la televisione plasmata dal gusto del Cavaliere. Quella è un tipo di televisione che può trasformarsi in corpo elettorale. E’ già accaduto. Lì si esprime quella constituency che oggi Berlusconi ha deciso evidentemente di consegnare a Renzi nei termini di una paradossale eredità che entrambi, tuttavia, sono pronti a disconoscere, se necessario”. Così il Cavaliere, ieri, di fronte ai suoi parlamentari scontenti (“l’intervista della D’Urso? Mi ha annoiato”, dice Giovanni Toti), ha spiegato di voler rilanciare Forza Italia “per vincere le elezioni”. E certo Berlusconi è sempre pronto a una capriola, a una mossa acrobatica nel caso in cui Renzi dovesse inciampare. “Ma per adesso non è così”, spiega Panarari. “Renzi invera Berlusconi anche nel rapporto con il Pd: lo sta personalizzando, lo aggrega attorno al suo carisma, come Berlusconi con Forza Italia”.