In posa. Sanchez esulta dopo il gol all’Hull City mimando il gesto del velocipede, sponsor di questa pagina (foto Ap)

Tutti esauriti

Jack O'Malley

Moratti non se ne va, la Roma si esalta per poco. Suárez punta a mordere Ancelotti. E dite a Quagliarella che se continua a non esultare contro le squadre in cui ha giocato, potrebbe vincere la classifica cannonieri senza sorridere mai.

Londra. Balotelli lo ha chiaramente fatto apposta, domenica pomeriggio. Troppo facile spingere in rete quel pallone al 61’ di Qpr-Liverpool, il risultato ancora fermo sullo 0-0: non avremmo visto il finale di partita di cui Inter-Napoli è appena lontana analogia, con autogol, reti bellissime e recuperi clamorosi negli ultimi minuti di gara. Certo, avrebbe potuto fare come il connazionale Pellè, che il giorno prima con il suo Southampton ha fatto a fette il Sunderland in un 8-0 talmente bello che doveva esserci per forza qualcosa a rovinarlo: in un impeto di pietoso buonismo, i giocatori della squadra sconfitta si sono trasformati in cardinali progressisti misericordiosi e hanno deciso di rimborsare i  propri tifosi. Qualcuno ricordi al Sunderland che il calcio non è una televendita di Giorgio Mastrota, che il rischio di amare una squadra contempla che le otto pere si possano infliggere e si possano ricevere,  e che il concetto di “soddisfatto o rimborsato” semplicemente non esiste. Lo sa bene il Chelsea di Mourinho che continua a vincere anche indossando maglie da operatori ecologici. E lo sa bene pure Agüero, che sabato contro il Tottenham ha fatto tutto da solo: gol, occasioni, rigori procurati, realizzati e sbagliati. Alla fine ha portato a casa quattro gol, il record di reti segnate con la maglia del Manchester City da un giocatore, e tanti saluti a Pochettino, il manager degli Spurs che dopo anni passati a parlare ai suoi giocatori con il traduttore aveva annunciato di avere finalmente imparato l’inglese. Non ha quindi bisogno di farsi spiegare il significato di four pears.

 

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Il salto della Quagliarella. Guardate la foto grande in questa pagina, con Sánchez esultante dopo il gol del vantaggio dell’Arsenal contro l’Hull City, e pensate a che cosa sarebbe il calcio senza queste esplosioni di gioia. Poi dite a Quagliarella che se continua a non esultare contro le squadre in cui ha giocato, potrebbe vincere la classifica cannonieri senza sorridere mai. A meno che la spiegazione non sia un’altra: resosi conto del livello della serie A, Quagliarella non esulta perché farebbe la figura di quello che, giocando ai giardinetti con i figli, segna in rovesciata e si toglie la maglia per festeggiare la prodezza. Ma il calcio non è solo esultanza: è dolore e disappunto, spesso esternati con la grazia di un Tiberio Timperi. Con la differenza che se dovessero cacciare tutti quelli che bestemmiano, gli stadi sarebbero vuoti.

 

Garcia l’orca. L’unico duello degno di nota da quelle parti mi pare quello tra Juventus e Roma, come sempre più psicologico che sportivo. Ma se fino allo scorso anno erano i bianconeri a trarre giovamento dalla tensione mediatica dello scontro, quest’anno Allegri mi sembra destinato a soccombere sotto i colpi dell’astuto Garcia. Dopo Juve-Roma Conte avrebbe convocato una conferenza stampa gridando all’assedio, il simpatico livornese aveva lo sguardo di chi ancora sta pensando al gol di Muntari.

 

Thohir chi? Ma perché mai Moratti “congela” Mazzarri, come dice la Gazzetta dello Sport? Non è l’indonesiano con il gel che ci mette i soldi, non dovrebbe decidere lui chi si congela e chi si scongela in casa Inter? Da qui sembra che l’Inter sia in preda a una rara forma di dipendenza morattiana, patologia che non si debella nemmeno con un cambio societario, specialmente se il nuovo timoniere si reclina verso lo stesso Moratti dopo il gol dell’1-1 contro il Napoli e con la mano del menagramo abbozza un due, come a dire: adesso gli facciamo il secondo. E invece il secondo lo fa il Napoli. Ma forse Thohir stava soltanto suggerendo ai giornalisti della Gazzetta il voto che si meritava Vidic, il quale è stato onorato con un 4,5 del quale il giornale è inspiegabilmente chiamato a dare conto con pillole video di ricercata bruttezza.

 

[**Video_box_2**]Di cui uno macchiato. Finalmente torna in campo Luis Suárez, morsicatore folle di avversari e immagine globale del calcio brutto e cattivo, quello che piace a me e al suo psicanalista (evidentemente un luminare, uno Jung dei nostri tempi). Sarà a disposizione del Barcellona di Luis Enrique proprio per il clásico, in aggiunta alla coppia circense Messi-Neymar, e qui non si può che sognare non dico un morso secco a Cristiano Ronaldo, che avrà un’assicurazione sull’epidermide da miliardi di euro, roba da rovinare l’intera famiglia Suárez per sei generazioni, ma almeno ad Ancelotti, oppure a un magazziniere del Real Madrid a caso, senza motivo. So che chiedo troppo, ma se mordesse Messi potrei morire felice. Per restare in tema di campionati minori, vorrei soltanto segnalare ai consumatori di video scemi (e ai titolisti su “panchina che scotta”) che Bielsa non passa le sue giornate a fare scenette da film muto sedendosi su un caffè bollente, passa le sue giornate a lasciare indietro in classifica il Psg, attività alquanto nobile.

 

Sold out fisso. Olimpico tutto esaurito, sold out, rien ne va plus: i giornali italiani trasmettono con titoli emozionati una notizia che altrove merita un box di servizio, una didascalia che sarebbe servita agli almanacchi, se vivessimo ancora al tempo degli almanacchi. La notizia, appunto, è che lo stadio Olimpico è tutto esaurito per la partita di Champions contro il Bayern Monaco, cioè ci saranno suppergiù 70 mila spettatori, vicenda allo stesso tempo commendevole e stucchevole, visto che in mezza Europa gli stadi sono sempre pieni anche se i biglietti costano di più e la pay tv spadroneggia come e più che in Italia. Il Bayern, per dire, lo scorso anno ha fatto 71 mila spettatori a partita. In media. L’Old Trafford è sold out fisso, anche se la squadra è quel che è. Nessuna emozione, è la normalità.

 

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