Mario Draghi (foto LaPresse)

Draghi e la rivoluzione del credito

Redazione

Quel che la Bce comincia a fare per puntellare l’economia reale.

La Banca centrale europea ieri ha dato inizio agli acquisti di “covered bonds”, cominciando – pare – con debito a breve francese, in particolare da Société Générale e Bnp Paribas. Allo stesso tempo circola la voce che, per le grandi banche con rischio sistemico, il Financial stability board (Fsb) mediterebbe di alzare i parametri patrimoniali – in particolare il “core tier 1”, cioè il cuscinetto di capitale necessario per assorbire perdite impreviste – fra il 16 o il 20 per cento delle esposizioni. Le due misure sono complementari fra di loro, sebbene ci sia molta differenza fra la prima, che è concreta, e la seconda che è solo un progetto.

 

Entrambi gli interventi possono restituire alla Banca centrale il governo della moneta, drammaticamente sfuggito generando prima la bolla artificiosa del credito poi la crisi bancaria, che si è ripercossa negativamente sull’economia. Nel 2007, con una emissione di moneta primaria dell’insieme di tutte le Banche centrali pari al 6 per cento del pil mondiale, si è creato un volume di prestiti bancari pari al 73 per cento del pil mondiale, che ha generato obbligazioni per 120 e derivati per 123, con un volume di moneta primaria, secondaria e terziaria del 373 per cento del pil. Nel 2012, con una emissione di moneta del 12 per cento del pil mondiale, si sono creati crediti bancari per il 62 per cento del pil, obbligazioni per il 118 e derivati per il 127, con un volume mondiale di credito del 320 del pil. Sulla riduzione della piramide rovesciata della moneta non gioca solo l’aumento dei parametri bancari. Opera anche la domanda del mercato che crea moneta terziaria e derivata. Ma l’aumento dei parametri bancari comporta un maggior controllo della Bce sul volume globale del credito. E l’aumento dei parametri delle grandi banche con rischio sistemico, che certo la Bce non intende attuare con criteri deflazionisti che contraddirebbero la sua politica, serve per questo fine. Esso penalizzerà di più le grandi banche francesi, spagnole, e tedesche che le nostre due (Unicredit e Intesa Sanpaolo) che hanno parametri migliori. D’altra parte, con l’acquisto di covered bond, ossia di crediti delle imprese garantiti, la Bce interviene nel credito all’economia reale, sostituendosi alle banche per far arrivare il denaro a chi ne ha bisogno. Evita così che la liquidità rimanga ora inoperosa, generando poi bolle indesiderate.

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