Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan (foto AP)

La Turchia apre i confini ai peshmerga iracheni per difendere Kobane

Redazione

Gli Stati Uniti intanto lanciano armi e medicinali sulla città. Passo indietro di Erdogan che fino a oggi aveva accusato: "I curdi siriani sono terroristi come il Pkk: non li aiuteremo".

Il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu, ha affermato oggi che il suo paese ha deciso di permettere ai peshmerga iracheni di attraversare la frontiera e di unirsi ai curdi siriani assediati dallo Stato islamico a Kobane. Secondo fonti citate dal quotidiano turco Hurryet, l'attraversamento del confine è già iniziato. La notizia rappresenta una svolta nella posizione, finora di netta chiusura, assunta da Ankara nei confronti dei combattenti curdi. Fino a oggi i media turchi avevano riportato le parole del presidente Recep Tayyp Erdogan che aveva posto sullo stesso piano i guerriglieri del Pkk e quelli curdi siriani: "Sono entrambe formazioni terroristiche", aveva detto il presidente turco, ammonendo Washington: "Gli Stati Uniti, con cui siamo alleati anche in ambito Nato, sbaglierebbero ad aspettarsi da noi un "sì" nel sostenere i curdi siriani".

 

Intanto, a distanza di un mese dall'inizio dei combattimenti tra curdi siriani e Stato islamico nella città di Kobane, al confine tra Siria e Turchia, gli Stati Uniti hanno fornito per la prima volta ai combattenti curdi che difendono la città armi, munizioni e medicinali. Il Comando centrale delle forze americane ha comunicato di aver lanciato dai voli cargo C-130, 27 sacche piene di armi (presumibilmente leggere o di piccolo calibro) e munizioni messe a disposizione dalle autorità curde in Iraq, col fine di sostenere la resistenza contro i jihadisti in Siria. Il Comando ha aggiunto che i raid americani negli ultimi giorni sono saliti a 135 e che l'assedio della città da parte dello Stato islamico è stato rallentato, sebbene la situazione resti "fragile", come specificava un comunicato fatto circolare dal Comando.

 

Così Washington, prima di inviare le armi ai combattenti curdi di Kobane, ha dovuto avvisare la Turchia con una telefonata fatta ieri da Barack Obama a Erdogan. Una conversazione che non si è limitata alla singola operazione ma che ha affrontato le possibili azioni comuni da intraprendere in futuro contro lo Stato islamico e l'assistenza prestata da Ankara al milione e mezzo di rifugiati siriani che hanno trovato rifugio in Turchia.

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