Il palazzo della Commissione europea (foto LAPresse)

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Redazione

Nei gabinetti della Commissione Germania batte Italia 15 a 3

Germania batte Italia 15 a 3. Nella partita per conquistare i capigabinetto e i loro vice nella nuova Commissione europea, la Mannschaft della cancelliera Merkel è diventata imbattibile. I gabinetti sono gli uffici di diretta collaborazione dei commissari, gli uomini e le donne che dietro le quinte muovono le leve del potere brussellese, fissando l’agenda della Commissione, mediando tra interessi nazionali, negoziando i compromessi prima di una decisione. Per guidare il suo gabinetto, il presidente della futura Commissione, Jean-Claude Juncker, ha scelto il tedesco Martin Selmayr, che si è subito ritagliato il ruolo di allenatore e arbitro dell’esecutivo comunitario, permettendosi di modificare i testi dei commissari secondo i desiderata di Berlino, senza avvertire gli autori. La Germania è riuscita a conquistare 5 capigabinetto e 10 vice, mettendosi nella posizione di pilotare più della metà dei componenti della Commissione. La partita è ancora in corso, ma per ora il Regno Unito si ferma a 3 capigabinetto, Francia e Italia a 1 (quello del loro commissario nazionale). Federica Mogherini ha scelto il meglio in circolazione per guidare la sua squadra.

 

Stefano Manservisi è un eurocrate di lungo corso: capogabinetto di Romano Prodi, vice con Mario Monti, direttore generale prima allo Sviluppo e poi agli Affari interni, e ambasciatore dell’Ue in Turchia. Rispettato e temuto, Manservisi presidierà il fronte della Commissione con occhio attento agli interessi del governo Renzi, quando Mogherini si dovrà occupare delle crisi oltre i confini dell’Ue. Ma, a giudicare dalla presenza nei gabinetti, che è indice della forza di un paese a Bruxelles, il 40 per cento alle europee e la retorica sul “cambiare verso” all’Europa non sono bastati a rafforzare l’influenza dell’Italia.

 

Con 2 vice, 1 o 2 “senior advisor”, più un’altra decina di membri (escludendo chi farà parte del gabinetto Mogherini), gli italiani rimangono ai livelli della Commissione Barroso. “Alla Germania chiedono capi gabinetto. Noi dobbiamo sgomitare per farci largo”, ammette una fonte diplomatica: “Avremmo voluto di più”. La Francia, declassata al livello dell’Italia, dimostra che essere un grande paese fondatore non basta più. Negli equilibri dell’Ue del dopo crisi, più della storia o del numero dei voti, contano credibilità, deficit, debito e pil.

 

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