La rivoluzione Ferrero funziona

Sandro Bocchio

Una rivoluzione copernicana, un mondo capovolto, un passo felpato che d'improvviso si trasforma in una corsa a perdifiato. La Sampdoria fa felicemente i conti con il tornado Massimo Ferrero. Abituati a tre decenni e mezzo di aplomb pseudobritannico, di understatement all'italiana, oggi i tifosi blucerchiati sono travolti da dichiarazioni, gesti, proclami.

Una rivoluzione copernicana, un mondo capovolto, un passo felpato che d'improvviso si trasforma in una corsa a perdifiato. La Sampdoria fa felicemente i conti con il tornado Massimo Ferrero. Abituati a tre decenni e mezzo di aplomb pseudobritannico, di understatement all'italiana, oggi i tifosi blucerchiati sono travolti da dichiarazioni, gesti, proclami. Perché prima c'erano i Garrone e ancora prima i Mantovani, clan di casa nostra, gente abituata a lavare i panni sporchi in famiglia (vedi la defenestrazione improvvisa di Antonio Cassano), ad alzare un sopracciglio se qualcosa non andava oppure le spalle se la folla contestava. In difficoltà persino a esternare i sentimenti, come la detective Sonya Cross in The Bridge, affetta da Sindrome di Asperger. Persone nate e cresciute nei salotti buoni della borghesia e dell'imprenditoria italiana. Oggi c'è invece uno che arriva dal mercato sotto casa, nel vero senso della parola visto che la mamma di Ferrero la incontravi a un banco di piazza Vittorio Emanuele a Roma, all'Esquilino.

 

Da qui comincia la scalata di Er Viperetta. Un soprannome dalle origine incerte, attribuito anche a Monica Vitti, ma di una perfezione descrittiva assoluta, come si sa fare soltanto a Roma. La storia di uno che si è letteralmente fatto da solo, che negli States sarebbe materia filmica oppure per una serie tv, mentre in Italia viene buona soltanto per darsi di gomito e sorridere (comunque invidiando) al passaggio del protagonista. Perché Ferrero ha cominciato da abusivo per entrare a pieno titolo nel mondo cinematografico: da autista di attori e tuttofare a produttore di film e detentore di un piccolo impero di sale, quelle che un tempo furono della galassia Cecchi Gori. Certo, ci sono state scivolate come quella della Livingston, compagnia aerea specializzata nei viaggi turistici e che gli è valsa un patteggiamento a un anno e dieci mesi per bancarotta fraudolenta, notizia per di più giunta nel giorno dell'acquisto della Sampdoria. Ma Ferrero è riuscito a distogliere l'attenzione da questo particolare, da perfetto uomo di spettacolo qual è.

 

[**Video_box_2**]Un modo d'essere che l'ha portato – e che lui ha portato – a Genova, nella sorpresa generale. Il 12 giugno i tifosi della Sampdoria si risvegliano con Ferrero presidente dopo essere andati a letto convinti di non uscire dall'orbita Garrone. Una notizia tenuta nascosta a tutti, media compresi, e svelata all'alba da un tweet di Enrico Mantovani, ultimo esponente della dinastia un tempo al comando dei blucerchiati. Un'irruzione in piena regola, fin dalla prime parole, in cui paragona Sinisa Mihajlovic a Russell Crowe, in cui si dice convinto che la sua gestione sarà un film come Ben Hur, in cui minaccia di battere 3-1 il collega Aurelio De Laurentiis, in cui promette di portare Natalie Portman a Marassi. Parole di fronte alle quali il tifoso ben informato assume un atteggiamento di difesa, mentre quello più di pancia vi si crogiola, godendosi un presidente simile a lui: Ferrero infatti pianifica (uno stadio e il centro sportivo a Bogliasco), gigioneggia (i selfie con i nuovi colleghi in Lega), svolta improvvisamente (da Tavecchio a Tavecchio, dopo un passaggio rapido all'opposizione nei giorni caldi della Figc), polemizza (obiettivo Enrico Preziosi, suo omologo al Genoa) ma, soprattutto, ottiene risultati.

 

Perché dal mondo del cinema non solo si porta dietro l'attitudine alla battuta, ma anche l'attenzione ai conti, doverosa per chi produce film da quaranta anni. Promette ai nuovi dipendenti un piano di rientro lacrime e sangue, dopo aver comprato la società a una cifra non quantificabile ancora oggi, e capisce in fretta come ci si deve muovere sul mercato, chiedendo ai suoi collaboratori di spendere il minimo indispensabile. Mosse che farebbero pensare a una stagione di basso profilo, al punto che si racconta di un Mihajlovic in sofferenza e pronto a mollare. Ma Ferrero vigila, è presente, si dà fisicamente alla squadra e ai tifosi, si fa sentire come uno di loro. E questo piace, e questo dà forza. Oggi la Sampdoria è subito dietro Juventus e Roma, a Marassi ha sempre vinto, pure quando ha giocato fuori casa come nel derby di domenica sera. Non si può capire quanto possa durare, intanto tutti si divertono, a cominciare da Ferrero, andato a correre con la squadra sotto la Gradinata Sud dopo aver battuto il Genoa. Un gesto su cui Preziosi ha masticato amaro, dimenticandosi di quando sgambettava lui sotto la Nord a ogni successo rossoblù ("Che altri giudichino certi comportamenti", ha sibilato). Er Viperetta se la gode, pensando già a un'altra battuta e pianificando un altro passo. Perché la supremazia cittadina è bella, ma di sicuro non gli basta.

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