Enrico Letta e Romano Prodi (foto LaPresse)

L'usato sicuro, tendenza gufo

Redazione

Letta Jr. e Prodi tornano all’assalto (floscio) nei talk show.

Sulle onde di Cernobbio il barcaiolo ha una sola impellente curiosità: “Ma perché Renzi non è venuto?”. L’inviato di “Ballarò” (by Massimo Giannini) la soddisfa grazie a Enrico Letta che per caso si materializza sullo scalone di Villa d’Este nel classico format Aspen: maniche di camicia, badge al collo, fascio di giornali: “Lo fece anche Berlusconi…”. Passa un primo Prodi-jogger, e poi altri, la sensazione è da carrello dei bolliti.

 

Roberto Benigni, sempre su Rai3, risparmia Dante e la Costituzione, ma dispensa un “ricordiamoci del futuro”: che commuove la bella gente e introduce il Prodi istituzionale, il quale in studio fa il predicozzo all’Europa citando Putin e Kohl come abituali compagni di briscola, leggermente dimentico dei fiaschi a Bruxelles e a Roma. Però nella sfida tra talk show di sinistra Giannini-Floris, già plurirecensita su scenografie, share, conduttori, è chiaro che quel che conta non sono i gol, ma che la squadra del cuore rassicuri gli abbonati. Come nel rombo magico Platini-Fernandez-Giresse-Tigana, la palla gira e gira tra i soliti piedi. I migliori piedi di Francia furono quelli, “l’Italia migliore” (Giannini) questa.

 

[**Video_box_2**]Di là, su La7 e in casa di Giovanni Floris, benché il tono sia più pop e magari si vorrebbe un Ribery, la sfera va da Pietro Grasso a uno Scalfari-Mao, giubba blu e camicia bianca tutta abbottonata. Ripete che Renzi è “come Berlusconi”. Ha ragione, ovvio. Ma tra pantheon e cravatte giuste, letture esibite ed economisti anglo-italiani, la benedetta evidenza continua a produrre brividi di paura su per le schiene impettite, a imperlare di sudore le tempie onuste di dossier. Peccato per loro: sai che palle.