Papa Francesco (foto LaPresse)

I gesuiti d'America vogliono cambiare la dottrina

Matteo Matzuzzi

L’endorsement a Bergoglio (via Kasper). No unanimismo, sfida negli States. Rompe gli indugi la direzione di America Magazine, il periodico della Compagnia di Gesù edito nella East Coast americana, per vocazione liberal.

Roma. Rompe gli indugi la direzione di America Magazine, il periodico della Compagnia di Gesù edito nella East Coast americana, per vocazione liberal. Sul Sinodo convocato da Francesco per discutere di famiglia dà il suo endorsement, a ormai poche settimane dall’apertura solenne in piazza San Pietro, alla “modesta proposta del cardinale Kasper”, al quale va un appoggio totale e incondizionato. Dopotutto, spiegano i vertici del magazine in un editoriale, la chiesa ci chiama a “versare vino nuovo in otri nuovi”. L’ha detto – ricorda America – anche il Papa qualche giorno fa in una delle consuete omelie mattutine all’alba di Santa Marta, quando aveva spiegato che “non si deve avere paura di cambiare le cose secondo la legge del Vangelo”, cosa ben diversa dai codicilli “di questi dottori della legge rinchiusi nei loro comandamenti, nelle loro prescrizioni”.

 

“Alla novità, novità; a vini nuovi, otri nuovi. Le strutture caduche non servono”. E in ogni caso, sottolinea il periodico, “ogni cambiamento dovrebbe essere visto non come un gesto rivoluzionario, bensì come una risposta della chiesa ai segni dei tempi”. Segni che vanno nella direzione di un avvicinamento a chi nella chiesa “si sente trascurato, messo da parte, marginalizzato e scomunicato de facto perché non gli è permesso di partecipare alla mensa del Signore”, osservava Kasper in un lungo saggio apparso sempre su America. E poi, s’era domandato ancora il teologo tedesco, “se Dio concede la comunione spirituale a questo naufrago, la chiesa può chiudere le porte sacramentali?”. D’altronde, “se l’uomo fallisce, Dio offre al suo naufragio non una seconda nave, ma una zattera, un salvagente. Il sacramento della penitenza”.

 

[**Video_box_2**]Guai a contrapporre dottrina e pastorale
Il dibattito è aperto, e se Kasper auspica che la legge canonica sia “interpretata e applicata alla luce della misericordia”, un cardinale di rango come Timothy Dolan, arcivescovo di New York, confessa di non capire come possa esserci “un cambiamento drammatico senza andare contro l’insegnamento della chiesa”. Mons. Vincenzo Paglia, responsabile vaticano per la Famiglia, dice al sito Crux che è “improbabile che il Sinodo cambi le norme sull’accostamento alla comunione dei divorziati risposati”. Di toccare la dottrina non si parla, ha rassicurato Kasper, dal momento che “non è nel potere dell’essere umano cambiarla”. Più corretto, semmai, lavorare per rendere “la disciplina della chiesa più efficace e credibile alla luce delle sfide contemporanee”. Troppo poco per il fronte episcopale che non s’accontenta di compromessi e chiede sterzate vigorose, temendo però che, alla fine, il biennio sinodale si concluda con un modesto maquillage: “La pastorale ha tutto a che fare con la dottrina, e la dottrina con la pastorale”, ha scritto in un documento il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, per anni collaboratore di Kasper nella curia romana. Ogni cosa, dunque, va discussa. Basta che non finisca come nel 1980, scrive padre Thomas Reese, gesuita e già direttore di America: “Il Sinodo era a porte chiuse, mi comprai una guida di Roma e passai ore a visitare chiese, musei e rovine. Dal Vaticano arrivavano solo sintesi dei discorsi dei vescovi”. E dopo due settimane di confronto, arrivò “un messaggio di amore, fiducia e speranza diretto alle famiglie cristiane. I sacerdoti venivano sollecitati a usare compassione e comprensione verso tutti. Ora assisteremo alla replica?”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.