Tagli alla sanità? Le regioni non ci stanno

Redazione

La notizia, smentita dal governo, ha generato le reazioni indignate dei governatori.

La notizia, smentita dal governo, di possibili tagli alla sanità per reperire quei 20 miliardi di euro necessari alla manovra 2015 ha creato un putiferio di reazioni indignate da parte dei governatori regionali, tutti scettici contro la "decisioni" e pronti a utilizzare qualsiasi metodo democratico per fermare la riduzione di risorse.

 

In mattinata il primo a commentare le voci è stato il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: "Ad inizio agosto abbiamo firmato con il governo un patto d'onore che prevedeva da parte nostra l'ottemperanza alle regole e alle indicazioni del patto per la salute in termini di riordino dei servizi sanitari entro la fine dell'anno. Da parte del governo - prosegue - l'impegno ad un fondo di 109 miliardi con un aumento di 2,5 miliardi l'anno per il 2015 e per il 2016. Se il governo viene meno a questi impegni - conclude - viene anche meno il patto con noi e si rompe il rapporto di fiducia. Quell'impegno è scritto nero su bianco. Noi vorremmo continuare il rapporto di collaborazione".

 

[**Video_box_2**]Se Chiamparino cerca la mediazione, Luca Zaia, presidente del Veneto, attacca duramente: "Ci pensino bene prima che possa mettersi in moto una vera rivolta. Provino a tagliare un solo euro alla sanità veneta - aggiunge minaccioso - e mi troveranno personalmente steso di traverso sulla strada che vogliono percorrere di distruzione della sanità in Italia, in particolare dove, come in Veneto, ogni euro risparmiabile è già stato risparmiato senza aspettare i super esperti di turno".

 

 

Sulla stessa lunghezza d'onda è stato il presidente della Lombardia Roberto Maroni, che ha sottolineato su Twitter come la decisione di un taglio dei fondi per la sanità equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra verso le regioni.

 

 

"Un taglio del 3 per cento per la Sanità sarebbe insostenibile, oltre che indecente. Non possiamo proprio permetterci decurtazioni lineari nel settore, toccare il fondo sanitario poi sarebbe inaccettabile e metterebbe a rischio i livelli essenziali di assistenza", ha commentato l'ex ministro della Sanità, Livia Turco, che suggerisce come invece dei tagli "servano le riforme, come quella della riorganizzazione delle cure primarie, ancora da realizzare".

 

Riforme e riorganizzazione delle spese sanitarie, ovvero il progetto originario del governo Renzi e del ministro Lorenzin. Nessuno vuole tagliare la sanità, ma nessuno vuole gli sprechi: questo filtra da Palazzo Chigi. La legge di stabilità fugherà i dubbi su quelle che per ora sono solo indiscrezioni.

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